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Crisanti: “Vaccini sui bambini? Dati insufficienti, aspettiamo l’esito della campagna in Israele”

Pubblicato il 15/11/2021 15:23

Nelle ultime settimane ci siamo trovati curiosamente a chiederci quanti Andrea Crisanti esistano sul nostro piccolo schermo. Sì perché stando alle dichiarazioni più recenti, il professore di Microbiologia all’Università di Padova sembra essersi sdoppiato. Qualche mese fa invitava il governo a impedire agli italiani di festeggiare la vittoria degli Europei di calcio, poi auspicava “lo stop alla copertura sanitaria” per chi rifiutava ancora il vaccino. All’improvviso, però, eccolo virare su posizioni diverse, criticando il Green pass (“Inutile”) e invitando alla calma sulle somministrazioni ai bambini. Qualcuno, però, deve averlo richiamato in maniera brusca all’ovile visto l’ultima, ennesima retromarcia.

Soltanto pochi giorni fa, il 12 novembre, Crisanti aveva infatti rilasciato un’intervista alla testata La Stampa dove sottolineava l’importanza della terza dose ma si mostrava cauto sul fronte minori: “I bambini? Problema complesso, perché si ammalano poco e trasmettono molto il virus. Aspettiamo il pronunciamento dell’Ema e soprattutto i dati sul campo americani. Suggerisco cautela, perché le miocarditi nei giovani, seppur leggere, sono state un campanello d’allarme. Perché non attendere le conferme dagli Usa?”.

Una linea attendista, dunque, visto che di mezzo c’è la salute dei nostri figli. All’improvviso, però, ecco Crisanti cambiare nuovamente rotta e intervenire così ai microfoni del programma Contro Corrente, in onda su Rete 4: “Quella di vaccinare i bambini è sicuramente un’esigenza di sanità pubblica, perché stiamo parlando, in Italia, di circa 7-8 milioni di persone che potrebbero contribuire in modo significativo al raggiungimento dell’immunità di gregge. Il problema è che i dati a disposizione da Pfizer e Moderna al momento non sono molti, parliamo di test sviluppati su qualche migliaio di giovanissimi”.

Meglio aspettare, allora? Macché! Secondo Crisanti, il via libera arriverà nel giro di pochi mesi grazie alla campagna di vaccinazione in corso in Israele: “Israele ha già iniziato con la somministrazione ai più giovani, quindi fra qualche mese avremo a disposizione più dati per procedere alla vaccinazione in sicurezza. Fra poco sapremo quindi se sono insorti problemi su pazienti o meno. Nel giro di due o tre mesi, quindi, penso che anche in Italia potremo iniziare la somministrazione in tranquillità”.

Parole che sollevano un doppio interrogativo: i bambini al momento vaccinati in Israele sono quindi da considerarsi delle vere e proprie cavie, alle quali vengono somministrati farmaci senza alcuna certezza di sicurezza? E poi, basteranno un paio di mesi per scongiurare effettivamente ogni rischio e procedere all’inoculazione anche sui nostri figli? L’assenza di certezze sembrerebbe piuttosto suggerire una maggiore cautela.

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