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Covid, ritardi ed errori: “Si potevano evitare morti?”. Il servizio di Fuori dal Coro

Pubblicato il 06/10/2021 12:21 - Aggiornato il 07/12/2022 18:44

“La situazione è totalmente sotto controllo”, riecheggiano così, dolorosamente, le parole pronunciate mesi e mesi fa dal ministro della Salute Roberto Speranza quando è scoppiata la Pandemia. Con un servizio mandato in onda ieri sera (5 ottobre), Fuori dal Coro mostra quello che può essere stato l’errore fatale commesso dal governo del “tutto sotto controllo” e dell’ “andrà tutto bene”, la cui impreparazione e incapacità sono costate care all’Italia e soprattutto ai cittadini che hanno perso la vita. (Continua dopo la foto)

I parenti delle vittime di Covid non si sono arresi, si sono riuniti e hanno chiamato a giudizio le istituzioni, facendo causa allo Stato per la sua negligenza nella gestione della pandemia, in particolare dovranno risponderne l’ex premier Conte, il ministro Speranza e il governatore lombardo Fontana.

“Chiediamo la verità e di sapere cosa non ha funzionato”, dichiara così Paolo Casiraghi che a causa del Covid ha perso per sempre il papà e due suoceri. La loro morte poteva essere risparmiata? Ad oggi, ancora, ai parenti viene negato uno tra i diritti più importanti della democrazia, quello di sapere come sono andati realmente i fatti. “Sono oramai più di 16/18 mesi che lottiamo per far emergere la verità e rendere pubblici i documenti”, afferma Consueto Locati, l’avvocata che segue i parenti delle vittime di Covid.

Ma ripercorriamo la vicenda dal suo esordio. All’inizio del 2020, il 17 gennaio, viene convocata un’assemblea straordinaria dalla Commissione europea che prevede la partecipazione di tutti i paesi membri per predisporre una strategia comune contro l’arrivo del Covid dalla Cina. Ma a quanto risulta Francesco Maraglino, il dirigente del Ministero della salute, non avrebbe letto la e-mail d’invito. Durante questa assemblea veniva data una informazione fondamentale: i termoscanner sono inefficaci per individuare i passeggeri con il covid e quindi è meglio fare tamponi mirati a chi arriva dalla Cina. Il governo italiano fa l’opposto, mette termoscanner negli aeroporti e non fa uso del tampone, quindi, potenzialmente, i passeggeri in arrivo dalla Cina potevano arrivare in Italia positivi al Covid, ma essendo asintomatici potevano non essere individuati e pertanto essere liberi di circolare. (Continua dopo la foto)

La Procura indaga da mesi. Il 22 gennaio il Ministero pubblica una circolare con la quale chiede che in presenza di casi dubbi sia effettuato il tampone, senza tener conto della provenienza del paziente. Cinque giorni dopo con una nuova circolare cambia tutto e viene stabilito che i tamponi siano effettuati solo per quei pazienti che hanno avuto rapporti con la Cina.

Con la seconda circolare si restringe la possibilità di individuare in maniera tempestiva e immediata ogni probabile caso Covid. Ma perchè la circolare è cambiata? Perché non si facevano tamponi? Secondo la testimonianza rilasciata da un medico -che ha preferito rimanere anonimo- durante il servizio di Fuori dal Coro, “i tamponi erano pochi e pochissimi erano laboratori in grado di analizzarli. I medici erano spinti a usarne il meno possibile”. A questo punto non si è certi nemmeno che il paziente di Codogno fosse realmente lui il paziente zero.

Perché non si facevano tamponi? “Il clima che si viveva era questo – continua il medico a raccontare- se tu medico vuoi fare un tampone fuori protocollo, allora te ne assumi la responsabilità. E se il tampone fosse risultato negativo allora c’era il rischio che il costo lo dovesse pagare il medico che lo aveva chiesto”. “Probabilmente non si voleva che si percepisse all’esterno che il virus circolava già”, aggiunge l’avvocata Locati.

È inaccettabile che dopo tutti questi mesi e dopo tutti questi intrighi che dimostrano l’esistenza di errori fatali che sono stati commessi, i documenti non siano stati ancora resi pubblici. La domanda più che legittima “se potevano essere evitati morti” deve ricevere una risposta immediata e chi ha sbagliato deve pagare, soprattutto se tale persona ricopre tutt’ora una posizione di forte responsabilità come quella di ministro.