Un faldone grande 2099 pagine, pieno di documenti, inchieste, ricostruzioni, testimonianze. Quelle dei parenti delle vittime del Covid, che hanno deciso di dare battaglia in tribunale al governo Conte per ottenere giustizia, convinti che la gestione della pandemia sia stata sbagliata e che chi si è assunto la responsabilità di determinate scelte ora debba risponderne. Al fianco degli avvocati dell’azione civile che in queste ore hanno presentato gli incartamenti al Tribunale Civile di Roma hanno voluto presenziare proprio loro, i famigliari di persone scomparse durante la pandemia. Per lanciare un segnale forte.

In totale, sono 70 i nuclei che si sono affidati al pool di legali guidati da Consuelo Locati. Parenti delle vittime del Covid che hanno deciso di muoversi anche dopo la notizia dell’apertura di un’indagine da parte della Procura di Bergamo. E che chiedono al governo pesanti risarcimenti per quanto accaduto, con un riconoscimento del danno subito: il valore della causa è di 100 milioni di euro.

Tre le sezioni all’interno del dossier. Un atto d’accusa nei confronti del governo Conte bis e del ministro della Salute Roberto Speranza, uno contro la Regione Lombardia e una serie di testimonianze e racconti dei decessi registrati tra Bergamo e Brescia. Le istituzioni sono accusate di aver “compiuto atti omissivi o commissivi in violazione di legge e disposizioni normative nazionali e sovranazionali”. Con allegati che spaziano dalla comprovata assenza di un piano pandemico aggiornato alle circolari ministeriali inessate sul tracciamento dei contagi.

Speranza e Conte, in particolare, sono accusati della decisione di non applicare il piano pandemico, benché obsoleto e risalente al 2006, dell’invio di autovalutazioni all’Oms “non corrispondenti”, di una comunicazione ai cittadini “non conforme” con le linee guida della stessa Oms, di una mancata sorveglianza che avrebbe permesso di capire prima come muoversi di fronte alla pandemia. Omissioni che hanno portato, secondo i legali, alla drammatica situazione per cui i medici “si sono trovati a dover scegliere tra chi curare e chi lasciar morire”.
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