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“Così calpestano il diritto di decidere della nostra vita. Ecco cosa serve affinché ciò non accada”

Pubblicato il 07/07/2022 18:20


di Consuelo Locati.
Eclatanti sono due situazioni che mi sono trovata a gestire come legale nell’ultima settimana.

La prima riferita a dipendenti di un’azienda ospedaliera bergamasca, contagiate da Covid-19 in possesso di certificato di guarigione non ancora scaduto.

L’altra una signora di 83 anni “parcheggiata” dalla figlia in una rsa di Rovigo contro la sua volontà.

Nel primo caso le dipendenti hanno ricevuto una sospensione dal servizio con contestuale sospensione della retribuzione più di un mese prima dalla scadenza del certificato di guarigione, la cui validità peraltro è prorogata ad oggi a 180 giorni anche per i sanitari ed equiparati.

In pendenza di giudizio d’urgenza al Tribunale in funzione di Giudice del lavoro, che ha fissato l’udienza a fine luglio 2022, le dipendenti rimangono sospese nonostante il provvedimento sia palesemente contra legem, con pari sospensione della retribuzione nonostante le stesse abbiamo come unico reddito quello da lavoro dipendente presso la struttura ospedaliera.

Nel secondo caso la signora ha interessato del suo caso la trasmissione “Chi l’ha visto”  (https://www.raiplay.it/video/2022/06/Vorrei-morire-a-casa-mia-Il-disperato-appello-di-Santina-dalla-casa-di-riposo—Chi-lha-visto—15062022-e4c4f177-74f7-445d-a726-f6ccadd0aec7.html ).

La Rsa subito dopo aver appreso di questo “interessamento”, ha deciso di rivolgersi al Tribunale per chiedere la nomina di un Amministratore di Sostegno, sul presupposto di un importante decadimento cognitivo a carico dell’anziana ospite, che invece, durante l’audizione in udienza, ha dimostrato di essere perfettamente lucida e in grado di decidere per se stessa e la propria vita.

Tutto ha avuto origine nel momento in cui la nostra signora ha comunicato di volere tornare nella sua abitazione, di volere tornare a vivere la sua vita nella propria casa, ma la struttura, fino ad ora, glielo aveva impedito.

Oggi, dopo l’udienza svoltasi pochi giorni fa, la RSA in cui si trova l’anziana signora ha “consentito” alla medesima di tornare a casa, imponendo però, chissà sulla base di quale diritto acquisito, un’assistenza costante h24.

Diversi sono gli articoli di quotidiani che hanno riportato la notizia.

Cosa si deduce da questi episodi? Che viviamo in un periodo in cui i diritti delle persone vengono lesi, in larga parte nell’indifferenza più totale, e davvero pochi sono i casi in cui tali diritti trovano tutela e soddisfazione nelle sedi giudiziarie, per mano di Giudici che hanno il coraggio, pensate bene, di applicare la legge.

In entrambi i casi i provvedimenti adottati sono palesemente in violazione di legge e, quanto alla  “nostra” signora, addirittura nei suoi confronti si ravvisava la violazione della libertà di decidere della propria vita.

La massima che se ne ricava è molto preoccupante: per far valere diritti che dovrebbero essere naturale ci si vede costretti a rivolgersi alla magistratura.

Serve una riforma globale di un sistema che ormai è arrivato alla fine, servono persone di coraggio che agiscano secondo legge e coscienza, dotate di buon senso e di competenza e serve soprattutto un organo di controllo, normato, che vigili sull’operato di chi è deputato a far rispettare le leggi e che intervenga con sanzioni nel caso in cui tale operato sia errato e, conseguentemente, leda i diritti dei cittadini.