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Carlo Nordio, Lockdown: ora il governo deve spiegare al Parlamento perchè lo ha fatto.

Pubblicato il 07/08/2020 12:43 - Aggiornato il 07/08/2020 12:46

Atteggiamento “singolare”: tanto ritardo nell’adottare certe cautele dove erano da subito necessarie, tanta fretta nell’estenderle anche dove potevano essere sostituite da altre meno gravose. Carlo Nordio propone un’analisi all’interno di un articolo publicato su Il Messaggero.

Partiamo dall’inizio. Primo verbale, quello del 28 febbraio, con il quale il Cts comunica l’esigenza di “rivedere opportunamente e proseguire con le misure di contenimento adottate” poiché Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, “presentavano una situazione epidemiologica complessa”. Ricordiamo quanto accaduto. Mentre Veneto, aveva già da settimane preso le cauetele, la Lombardia era stata restia a imporle.

Perchè il Governo ha deciso di aspettare dieci giorni dopo l’avvertimento del Cts del 28 febbraio per adottare i provvedimenti sollecitati? Perché il Governo è andato oltre quanto richiesto da ciò che è stato riferito dal Comitato tecnico scientifico, estendendo le restrizioni più rigide non solo alle zone indicate come le più colpite, ma a tutto il territorio nazionale?

Due le ipotesi che avanza Carlo Nordio, ve n’è una più “maligna” e una “meno grave”. La prima renderebbe l’esecutivo colpevole di “acquiescenza codarda o di colpevole connivenza”; all’inizio, consapevole delle conseguenze economiche che il lockdown avrebbe comportato in Lombardia, sembrerebbe che abbia aspettato e che successivamente per “par condicio”abbia deciso di “chiudere tutti per non dannegiare solo alcuni”. La seconda additerebbe l’esecutivo di “avventatezza superficiale”; entrato nel panico dell’emergenza contagi, avrebbe deciso di non badare a distinzioni e di non di non assumersi la responsabilità di valutare caso per caso.

Chi ne è uscito più malconcio è sicuramente il Mezzogiorno. Non sappiamo e né potremo saperlo se mantenendo aperte le attività del sud, queste non avrebbero subito la stessa aggressività del virus, però il danno subito è talmente grave che merita approfondiemento e discussione. Del resto all’8 marzo mentre la gran parte dei contagi al Nord era già nell’incubatrice, il Meridione era quasi immune. Le misure cauzionali sarebbero andate bene -le norme per impedire i contagi erano già ben conosciute-, senza così compromettere l’economia.