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“Arriva il cane da Covid”, l’ennesima follia della pandemia. No, purtroppo non è solo una bufala

Pubblicato il 07/04/2023 09:53

Una notizia che, inizialmente, era stata bollata come “fake news”, la classica bufala fatta circolare in rete senza alcun fondamento di verità. Troppo assurdo, d’altronde, credere che dopo i tanti errori e bizzarrie della pandemia (qualcuno ha detto banchi a rotelle?) si continuasse a perseverare, anche ora che il virus ha smesso di fare paura. E invece la storia dei “cani da Covid” è, purtroppo, tutt’altro che una semplice invenzione. Come raccontato da Claudio Romiti sul sito di Nicola Porro, infatti, il tema è stato realmente discusso in un servizio trasmesso da RaiNews e riportato sul sito del Tgr Piemonte. Di cosa stiamo parlando? Per capirlo, è sufficiente leggere il commento pubblico sul sito stato, ennesima conferma della follia che ci accompagna ormai da oltre due anni. (Continua a leggere dopo la foto)
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cane da covid

Secondo il testo, “l’idea di far fiutare il Covid ai cani domestici è nata sulla scia di uno studio condotto anni fa dal dipartimento di veterinaria dell’Università Statale di Milano, in collaborazione con l’Istituto Europeo di Oncologia“. Cani capaci di “fiutare” il Covid? Sì, avete capito bene: “Gli animali erano stati addestrati a percepire la presenza del tumore al polmone nelle persone partendo da campioni di urine”. Poi, l’idea di destinarli a nuove mansioni. (Continua a leggere dopo la foto)
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Secondo Mariangela Albertini, docente di fisiologia ed etologia degli animali domestici dell’ateneo, “nell’uomo qualsiasi malattia genera composti organici volatili, detti VOX, caratteristici di ogni patologia, tra cui il Covid”. Di conseguenza i cani sarebbero in grado di riconoscere questi composti, scoprendo con la stessa approssimazione dei tamponi antigenici la presenza del virus nell’organismo del paziente. (Continua a leggere dopo la foto)

Sempre stando all’articolo, lo studio sarebbe stato effettuato sfruttando campioni di sudore mentre l’addestramento dei cani sarebbe iniziato in laboratorio e proseguito all’esterno, su volontari in attesa di farsi tamponare in alcune farmacie di Milano. Un test anomalo che potrebbe essere utile, se supportato da risultati, nello screening di malattie potenzialmente letali. Ma il fatto che vi si ricorra per dare la caccia al Covid conferma quanto, ancora oggi, la malattia venga vista come pericolosa. Con il rischio di altre isterie qualora dovessero comparire altre varianti. E con la politica pronta a intervenire nuovamente, come in passato.

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