x

x

Vai al contenuto

“Pietà di me!”. La7, sviolinata al Green pass, Cacciari sbotta in diretta: gelo in studio

Pubblicato il 22/10/2021 08:28

Massimo Cacciari continua la sua battaglia contro il Green pass anche in tv. Ospite di Lilli Gruber nella puntata del 21 ottobre ad “Otto e mezzo”, il filosofo ha resistito più che ha potuto prima di sbottare. Quando Evelina Christillin, presente nello studio di La7, ha difeso a spada tratta e in toto il Green pass, il professor Massimo Cacciari non ci ha visto più e ha illustrato una delle tante follie di questa misura: “Devo far vedere il Green pass quando sono solo sul treno, in prima classe per andare da Venezia a Roma, e non in metropolitana o in un treno regionale pieno di persone. Pietà di me! È una cosa penosa!”. (Continua a leggere dopo la foto)

Evelina Christillin ha sostenuto che nel Museo da lei gestito c’è stato un +33% di affluenza proprio grazie al Green pass perché la gente si sente più sicura. Cacciari taglia subito corto: “Non stiamo a tirar fuori il discorso sulle norme, per carità! Siamo al delirio. Le norme che vengono applicate grazie a questo stato d’emergenza che, faccio presente, per norma può durare 12 mesi ed è rinnovabile massimo di 12 mesi, poi deve cessare. E a quel punto voglio vedere come fanno a rimetterlo in vigore dopo due anni!”. (Continua a leggere dopo il video)

Poi la bordata finale: “A quel punto sì che non saremo più in uno stato d’emergenza ma in uno stato d’eccezione. La situazione è penosa!”. Poi Cacciari è stato silenziato dalla conduttrice che ha prontamente cambiato argomento avviandosi alla conclusione della trasmissione. Cacciari dunque non molla e tiene il punto, sfruttando ogni possibile occasione per fare un po’ di sana controinformazione in un Paese che vede la narrazione sul Covid e sulla sua gestione a senso unico. Pericolosamente a senso unico. E infatti i risultati si vedono, la nostra libertà è sempre più un miraggio.

Ti potrebbe interessare anche: “Con il Covid ricchi sempre più ricchi. Aumentate le disuguaglianze”. La denuncia di Oxfam