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Bollette gonfiate dalle compagnie: 12 milioni di italiani ancora in attesa di rimborso

Pubblicato il 07/07/2020 10:43 - Aggiornato il 07/07/2020 10:44

Una querelle che si trascina ormai dal 2017 e che, come sempre in questi casi, vede le vittime costrette ad attendere che sia fatta giustizia, sempre con estrema lentezza e altrettanta fatica. Gli interessati non sono proprio in numero ridotto: 12 milioni di italiani, quelli che attendono il rimborso per le bollette a 28 giorni che gli operatori telefonici avevano applicato indisturbati fino all’arrivo dell’Agcom, che aveva imposto l’altolà all’ennesimo tentativo di approfittarsi degli utenti, ignari di essere costretti a versare molto più del dovuto.

Un meccanismo semplice quanto efficace: calcolando le bollette su 28 giorni e non sul mese intero, gli operatori erano in grado sostanzialmente di far pagare ai clienti 13 mensilità al posto delle canoniche 12. Un escamotage che inizialmente era nato nel mondo della telefonia fissa ma si era poi presto spostato anche su quella mobile, vista la convenienza. Nonostante lo stop arrivato dalle autorità di vigilanza, però, alcune aziende avevano continuato a portare avanti il sistema truffaldino per qualche mese, spingendo così le associazioni dei consumatori a chiedere che venissero rimborsati i clienti costretti a un ulteriore salasso anche dopo l’intervento dell’Agcom.

Il presidente di Federconsumatori Emilio Viafora ha spiegato attraverso le pagine del Giornale che “si tratta di piccole per gli utenti, 40-50 euro, ma per i gestori, soprattutto per chi ha tanti clienti come Tim, Wind Tre e Vodafone la cifra è importante”. Per prolungare i tempi, i gestori hanno presentato una cascata di ricorsi sia al Tar che al Consiglio di Stato, con quest’ultimo che si è già espresso in passato sull’obbligatorietà di rimborsi gli utenti e che tornerà a pronunciarsi in questi giorni sull’ennesimo ricorso contro la delibera dell’Agcom. Una vicenda che si trascina tristemente ormai da anni e che rischia di non vedere mai una fine vera e propria.

Il Codacons, piccato dai tentativi delle compagnie telefoniche di sottrarsi ai loro obblighi, nel frattempo ha deciso di rivolgersi alla procura della Repubblica denunciando i gestori e ha chiesto al Consiglio di Stato che questi ultimi siano obbligati a pagare anche per ogni giorno di ritardo nell’elargizione degli indennizzi agli utenti. Soltanto una parte dei clienti, infatti, ha ottenuto un rimborso (sotto forma di credito telefonico). Chi nel frattempo ha cambiato operatore, però, fatica a fare valere le proprie ragioni. In ballo ci sono la bellezza di 350 milioni di euro. Che gli italiani, purtroppo, rischiano di non vedere mai.

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