di Laura Almerico.
La situazione emergenziale legata alla pandemia di Covid19 ha messo ben in evidenza le debolezze strutturali del nostro sistema sanitario nazionale, debolezze dovute ai massicci disinvestimenti operanti negli ultimi venti anni a spese della salute dei cittadini.
Anziché ristrutturare un sistema oggettivamente fonte di sprechi e ruberie da parte di amministratori senza scrupoli seguendo i principi del value based healthcare, si è preferito operare tagli spesso indiscriminati, indebolendo la rete sanitaria su tutto il territorio nazionale.
Il fatto, poi, che la politica sanitaria sia decisa dalle regioni, creando di fatto 20 sistemi sanitari diversi lungo la penisola, ha contribuito a creare delle centrali di potere e di spreco che hanno ulteriormente esacerbato la situazione.
A queste carenze strutturali, infine, si assomma la miope politica del numero chiuso sia per le facoltà di medicina, che per le scuole di specializzazione, che hanno messo l’Italia in condizioni di non avere medici in quantità sufficiente non solo a combattere la pandemia in corso, ma anche a gestire la normale routine di cure ed interventi sui pazienti.
Occorre imparare la dura lezione, che la pandemia ci ha imposto è investire in nuovi ospedali, nuove tecnologie mediche all’avanguardia, personale medico e paramedico motivato e ben retribuito, per impedire la fuga di “cervelli”.
Per far questo, occorre una nuova classe politica, veramente interessata al benessere ed alla salute dei cittadini, che non si riempia la bocca di slogan durante la campagna elettorale per poi dimenticarsi di tutte le promesse una volta raggiunta l’ambita poltrona.
Per questo diciamo “basta ai tagli, sì ai nuovi investimenti” mettendo al centro una proposta di sanità incentrata sui bisogni dei pazienti e della società in generale.