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Autocertificare il falso negli spostamenti non è un reato! La sentenza che cambia tutto

Pubblicato il 26/03/2021 10:34 - Aggiornato il 26/03/2021 14:13

Ecco la sentenza che ci riguarda un po’ tutti da vicino dal momento che, per Dpcm, siamo invitati a portare ed esibire il famoso foglio con cui nei fatti ci obbligano a giustificare i nostri spostamenti.

Accade a Milano. Un 24enne è stato assolto dal gup. Il giovane era finito sotto processo per falso poiché aveva dichiarato con un’autocertificazione di rientrare a casa da lavoro ma in seguito i controlli lo hanno smentito.

Giorni dopo il 14 marzo dello scorso anno, in pieno lockdown, quando il ragazzo è stato fermato per un controllo alla stazione di Cadorna ,un agente ha inviato una e-mail al titolare dell’esercizio dove aveva dichiarato di lavorare per verificare la veridicità della dichiarazione. È risultato vero il fatto che lavorasse lì, ma non altrettanto il resto: quel giorno non era di turno. 

Il giudice di Milano ha assolto il protagonista della vicenda perchè “l’obbligo di dire la verità non è previsto da alcuna norma di legge” e, anche se ci fosse, sarebbe “in palese contrasto con il diritto di difesa del singolo”, previsto dalla Costituzione. Il gup ha così accolto la richiesta della procura di Milano di assoluzione “perché il fatto non sussiste“.

Nello specifico, secondo la sentenza che viene riferita da il Fatto Quotidiano chi viene sottoposto a controlli del genere non può trovarsi “di fronte all’alternativa di scegliere tra riferire il falso, al fine di non subire conseguenze,” e “riferire il vero nella consapevolezza di poter essere sottoposto a indagini per il reato di inosservanza dei provvedimenti dell’autorità”. Questa alternativa di scelta tra il vero e il falso “contrasta con il diritto di difesa”. Altrimenti, si legge ancora nella sentenza, si dovrebbe sostenere che “il privato sia obbligato a dire il vero” nell’autodichiarazione “pur sapendo che ciò potrebbe comportare la sua sottoposizione a indagini”.

In realtà questa non è la prima sentenza ad assumere questo taglio. Già il giudice del tribunale di Reggo Emilia aveva prosciolto una coppia sotto processo per le medesime ragioni, ritenendo illegittimo il dpcm. Secondo il ragionamento di questo giudice non è possibile imporre un obbligo di permanenza domiciliare che “nel nostro ordinamento giuridico consiste in una sanzione penale restrittiva della libertà personale che viene irrogata dal giudice penale per alcuni reati all’esito del giudizio”.