Chiariamolo subito: l’idea di una legge per contrastare il fenomeno dei rave party è sacrosanta e permetterebbe, se fatta bene, di stroncare un fenomeno che continua a provocare disagi ai cittadini e creare notevole imbarazzo ai governi di turno. Ecco, appunto, “se fatta bene”. Quella partorita da Giorgia Meloni e Matteo Piantedosi somiglia invece più a della propoganda spiccia, una norma scritta male e che tra l’altro si presta anche a interpretazioni molto ampie, troppo: non è da escludere che in futuro possa essere applicata per gestire situazioni ben diverse dalle feste abusive che radunano migliaia di persone. Al punto che, come raccontato dal Fatto Quotidiano, all’indomani della pubblicazione della legge in Gazzetta Ufficiale tra i magistrati sono emersi subito forti timori. (Continua a leggere dopo la foto)
Le toghe, secondo il Fatto, ne stanno discutendo internamente, convinti che a punire i raduni illegali ci siano norme già previste dal Codice penale. Non è servita a molto la nota rassicurante fatta filtrare da fonti del Viminale: ‘La norma interessa una fattispecie tassativa che riguarda la condotta di invasione arbitraria di gruppi numerosi tali da configurare un pericolo per la salute e l’incolumità pubbliche’. Per il Viminale, insomma, non c’è il rischio che vengano lesi i diritti di manifestazione, “si applicherà solo ai rave party”. Una rassicurazione non sufficiente. (Continua a leggere dopo la foto)
Nel codice penale è infatti già previsto il reato di invasione di terreni o edifici (articolo 633), che contempla pene fino a 4 anni e multe fino a 2.000 euro. La nuova norma su “invasione di terreni o edifici” commessa da più di 50 persone, “allo scopo di organizzare un raduno”, per organizzatori e promotori prevede invece pene molto più dure: da 3 a 6 anni di reclusione e multe da 1.000 a 10.000 euro, con possibile confisca delle cose “destinate a commettere il reato”. C’è poi la questione delle intercettazioni preventive: non citate nel decreto legge, ma possibili perché la pena prevista è superiore a 5 anni. (Continua a leggere dopo la foto)
Non a caso da Forza Italia si è subito iniziato a parlare di “emendamenti per sanare i buchi: far si che non ci siano intercettazioni preventive e che non si colpiscano semplici raduni, come le feste private”. Forti perplessità sono arrivate da Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale magistrati: “È possibile che la norma abbia spazi applicativi più ampi rispetto all’origine che è quella dei rave. Che dunque possa estendersi anche a situazioni diverse”. Il timore è che un problema tipicamente di ordine pubblico possa trasformarsi in problema giudiziario, fingendo una prova di forza su un tema che non è certo tra le priorità dei cittadini.
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