A tre mesi dagli annunci dei Cinque Stelle e di Giuseppe Conte, che celebravano il ritorno “agli italiani” delle Autostrade anticipando la cacciata dei Benetton, responsabili della tragedia del crollo del Ponte Morandi a Genova, i toni festosi e gli slogan elettorali hanno lasciato il posto a un molto più imbarazzante silenzio. Dietro il quale si nasconde una realtà amara: gli accordi di luglio, presentati come definitivi dai giallorossi, sono stati stracciati. E i cittadini del Bel Paese avranno sì un’autostrada, ma spezzettata: a noi spetterà una parte, la maggioranza sarà invece di americani, cinesi, australiani, tedeschi e francesi.
La lunga partita tra il governo e Atlantia va infatti in questa direzione, con un alternarsi ormai quotidiano di lettere e schemi di accordo. Dopo la lunga stagione dei Benetton, balzati in sella alle nostre autostrade nel 1999, quando prese il via la stagione delle privatizzazioni, arriveranno ora i fondi stranieri, chiamati a gestire un asset strategico per il nostro Paese che conta oltre 3000 chilometri di rete. Due quelli che affiancheranno Cassa Depositi e Prestiti, così da acquistare complessivamente l’88% di Autostrade per l’Italia: gli americani di Blackstone e gli australiani di Macquarie.
Lo schema prevede che sia la nostra Cdp a guidare il gruppo, assicurandosi una quota che dovrebbe essere fissata intorno al 40% del totale. Il restante 60% sarà diviso tra i due fondi: Cassa sarà così il primo azionista ma, di fatto, non avrà la maggioranza. All’88% di Autostrade in vendita, e che sarà gestito con questo modello, va poi aggiunto il rimanente 12%, in mano ai tedeschi di Allianz, ai francesi di Edf e ai cinesi di Silk Road. In questo scenario, Cassa Depositi e Prestiti si muove in maniera ben diversa rispetto all’immagine di quell’ariete da sfondamento che il governo ha dipinto in queste settimane. E, a oggi, è difficile immaginare che le sue quote possano aumentare.
Uno scenario ben diverso, come ricordato dall’Huffington Post, rispetto a quello prospettato a luglio dal governo: ingresso di Cassa Depositi e Prestiti con una quota del 33% affiancata da investitori “istituzionali”. Tutti insieme avrebbero avuto il 55%, nelle previsioni giallorosse, garantendo effettivamente che le autostrade sarebbero “rimaste in mano agli italiani”, come promesso. La maggioranza, invece, sarà formata da fondi stranieri. Mentre i Benetton, tutt’altro che tristi, se ne andranno con le tasche molto più gonfie. Da festeggiare, francamente, non c’è granché, a guardare bene.
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