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Agricoltura e innovazione, le chiavi dello sviluppo per l’Italia, ma serve un altro governo

Pubblicato il 19/09/2020 18:08 - Aggiornato il 19/09/2020 18:17

Dalla crisi a un’opportunità di svolta epocale, di mezzo però deve esserci un governo forte, capace di promuore interventi mirati. Il Covid non ha messo a nudo solo la fragilità del nostro sistema sanitario, ha anche mostrato la strutturale non autosufficienza della produzione agricola italiana (in particolare nel settore strategico del grano). L’agricoltura italiana è infatti sempre più sorretta e dipendente dalle importazioni estere. 

Ovviamente questo comporta gravi difficoltà, non solo nella distribuzione alla popolazione delle materie prime, ma anche negli approvvigionamenti di queste per la produzione di beni essenziali come il pane e la pasta.

La coltivazione in Italia di legumi, mais e frumento, è in costante declino. Solo il grano duro ha visto un “incremento delle importanzioni di oltre il 50%”. Ecco perchè, se il governo fosse capace, sarebbe fondamentale e rivoluzionario mettere in campo riforme volte a favorire il settore agroalimentare. Con interventi mirati si può trasformare la cirisi in una immensa opportunità di sviluppo di uno dei comparti più strategici.

La sfida per il settore agroalimentare la si gioca su due fronti: produrre di più e con maggiore qualità su terreni sempre più piccoli. Come? Facendo quello di cui finora, a causa dei continui tagli, l’Italia si è privata: investendo nella ricerca e nello sviluppo varietale. Accorciare le distanze tra imprese e università e saldare il rapporto tra le due è fondamentale per favorire la sperimentazione e implementazione di nuove specie. L’uso dell’agricoltura di precisione con l’utilizzo di alta tecnologia, la rilevazione dei dati biochimici dei terreni, le previsioni meteo ravvicinato: i campi di sviluppo sono innumerevoli e ad altissimo potenziale.

Basti pensare che i produttori italiani di uva da tavola senza semi pagano royalties importanti ad aziende straniere. La tendenza può e deve invertirsi, investendo nella ricerca potremmo sviluppare e registrare nuove varietà che danno luogo a nuovi flussi finanziari in royalties attraverso la concessione di licenze ad altri produttori del mondo. 

Il Made in Italy è da sempre garanzia di qualità. Il settore agroalimentare è un settore abbandonato al suo declino ma con un potenziale vastissimo, ciò che serve è un governo capace di promuovere una politica di sviluppo, un piano strategico che faccia germogliare e poi maturare il seme delle nostre terre, già ricche di eccellenze.