x

x

Vai al contenuto

5 miliardi spesi inutilmente! È ancora caos mascherine

Pubblicato il 14/12/2020 11:48

Straordinario il commissario? Forse solo di nome, perchè nei fatti… Dopo mesi e miliardi spesi è ancora caos con le mascherine. C’è anche solo un aspetto di cui si può dire che il governo si sia occupato egregiamente?

Non solo esiste la possiblità che le mascherine prodotte da Fca con il logo della presidenza del Consiglio dei ministri non siano conformi, ma continuano ad essere in circolazione “prodotti non sicuri con la deroga d’emergenza”. Eppure la normativa è chiara. Eppure il commissario straordinario prometteva da mesi di porre rimedio alla questione. Sia per quanto concerne la sicurezza, sia per quanto concerne i prezzi. Inoltre Openpopolis ha indagato per fare chiarezza sugli appalti e bandi pubblici: “Un terzo della spesa immensa per i dispositivi di protezione (9 miliardi di euro) finisce all’estero”. 

La normativa Ce per le mascherine mediche richiede un tasso di filtrazione maggiore del 95% e un tasso di respirazione inferiore del 40%. Con il decreto Cura Italia veniva concesso in deroga di evitare il marchio Ce ma mantenendo questi standard. Inutile dire che “molte mascherine non li rispettano”. 

Basta dare un’occhiata alle cronache locali per scoprire che la guardia di finanza non ha un attimo di tregua. Ad “Ancona i sequestri hanno bloccato la vendita di 120mila mascherine non conformi, a Treviso 600mila, a Palermo 14mila”, riferisce il Giornale da cui riprendiamo la notizia. Ma non sono solo i lotti paralleli a quelli del commissario ad essere coinvolti: “anche i presidi di protezione importati da Arcuri non sono stati risparmiati dalle inchieste”. “Ci sono 4 indagati per una partira da 70 milioni di euro”. 

il Giornale rinfresca la memoria e ricorda che la stessa Invitalia, a capo del commissario straordinario, aveva indetto un bando da 50 milioni per le industrie che avrebbero riconvertito la propria sede per la produzione di mascherine. “Da settembre solo italiane prometteva Arcuri” e invece una massiccia parte proviene dalla Cina.

Secondo l’ingegner Renato Carrara, esperto di marcatura Ce, spesso consulente per le fiamme gialle, è stato combinato un pasticcio. Il decreto Cura Italia, che ha ammesso una deroga alla marchiatura Ce durante lo stato di emergenza, ha generato ambiguità. “Una circolare del ministro della Salute ha chiarito che i prodotti, anche senza il marchio stampato sopra, devono rispettare gli standard europei, tra cui la filtrazione minima del 95%. Invece si è interpretata la deroga come un via libera. Ci sono in giro prodotti che filtrano al 70%”.