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“250 esperti lo avevano detto a marzo”. Ecco l’alternativa al lockdown che il governo ha ignorato

Pubblicato il 11/11/2020 11:24 - Aggiornato il 11/11/2020 11:26

Una soluzione che sarebbe potuta essere più efficace e più economica. Era il 29 marzo, quando il gruppo “Lettera 150”, che raduna 250 studiosi di diverse discipline, ha inviato al Presidente del Consiglio e al ministro della Salute un report, sottoscritto da doversi ricercatori italiani.

I ricercatori del Cnr, dell’ Istituto di fisica nucleare, dell’Università di Camerino e del Rome International Center for materials science avevano individuato e proposto come soluzione un metodo alternativo al lockdown, il CFMT, “Case finding and mobile tracing”.

Altro che blocco totale, seguendo questa tecnica, indicata dagli esperti e ignorata palesemente dal governo, sarebbero stati necessari “20 giorni” per spegnere l’incremento del numero dei contagiati.

Si parte dall’assunzione che “i nuclei familiari siano il luogo per eccellenza della diffusione”, spiega Ravagnan, professore ordinario di Microbiologia Università Ca’ Foscari di Venezia.

Pertanto è evidente che è lì che bisogna intervenire maggiormente per soffocare l’andamento dei contagi: “Le famiglie sono spesso impossibilitate a gestire il contagiato e ad evitare focolai familiari che diventano talvolta di condominio. Il fattore ‘riproduzione’ può essere invece abbattuto in tempi brevi”.

L’opzione richiede la predisposizione di Covid hotel, strutture all’interno delle quali soggetti contagiati possono essere “ospitati in condizioni di quarantena assistita, con costi ridotti rispetto a quelli di un ricovero ospedaliero”.

Ma il governo, spiega Valditara, “ha fatto lo scaricabarile con le Regioni. È più comodo delegare. Così, a luglio con il decreto legge 34, la gestione degli hotel Covid è passata dalla Protezione civile alle Regioni. Il risultato è che non solo è andato a saltare un coordinamento su base nazionale ma anche che solo ora le asl stanno preparando i bandi”.

A marzo, quando si erano iniziate a verificare le strutture disponibili presenti sul territorio, era emersa una “capacità di 43mila posti letto”. Invece “oggi le strutture convenzionate sono insufficienti”, si legge tra le colonne di Libero da cui riprendiamo la notizia. “Basti vedere cosa è accaduta ad Orbassano (Torino) dove con il Covid hospital pieno, i posti letto sono stati allestiti nella chiesetta di San Luigi. In Lombardia la Regione sta cercando di convenzionare una decina di strutture a prezzi stellari. Al Sud non va affatto meglio: in Campania, Sicilia, Sardegna sono in ritardo con i bandi e quelli partiti vanno deserti”.

Un’altra volta l’ennesima dimostrazione. La soluzione c’è, ma l’esecutivo che non vede un palmo dal suo naso, cieco e pieno di sè, ovviemente, non ha saputo gestire e pianificare. I processi per individuare le strutture sono lenti e in ritardo. Forse “Promettopoli” voleva essere pronto con questa soluzione -scongiuriamolo- per la terza ondata?