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Lo Stato deve soldi alle imprese che, nel frattempo, non possono riscattare i crediti. Così le aziende rischiano il fallimento

Pubblicato il 22/11/2019 13:01 - Aggiornato il 22/11/2019 15:17

Imprese che invece di essere tutelate dallo Stato finiscono per subire beffe feroci, che si ripercuotono inevitabilmente sulle finanze di chi ha deciso di avviare un’attività con coraggio e sui suoi dipendenti, le vittime ultime ultime di un sistema distorto. È il caso di Dusty, azienda che dal 1980 si occupa di igiene ambientale e che dà lavoro a oltre 1.500 dipendenti in Sicilia. Oggi, però, per bocca dell’amministratore Rossella Pezzino De Geronimo si dice “ostaggio dello Stato”. Il motivo della sua rabbia? Presto detto.

Lo Stato deve soldi alle imprese che non possono riscattare i crediti

“Le imprese rischiano di fallire perché lo Stato non paga le fatture e noi dobbiamo usare il nostro circolante drenando ossigeno all’impresa – ha spiegato la De Geronimo, nelle scorse ore intervistata anche al Tg5 per raccontare la sua storia – non solo perché manca ancora il decreto ma anche perché la normativa attuale è distorta: puoi compensare un credito,certificato dal Mef, solo quando arriva la ‘cartella esattoriale’ che ha dentro anche more e interessi: ma perché devo pagare il 40% in più al fisco? Per un debito che potrei pagare subito con il mio credito?”.

Lo Stato deve soldi alle imprese che non possono riscattare i crediti

Dusty può infatti compensare i propri crediti con la pubblica amministrazione, oltre 15 milioni di euro, solo per debiti maturati fino al 2017, ovvero quando già si sono trasformati in cartelle esattoriali gravate del 40% in più di sanzioni e interessi. “Perché devo pagare una cifra molto più alta quando il problema è che lo Stato non mi paga a monte? – si chiede la De Geronimo – Non siamo mica evasori. Noi vorremmo pagare con i nostri crediti certificati, non chiediamo niente di straordinario”.

Lo Stato deve soldi alle imprese che non possono riscattare i crediti

Il problema, però, è in un meccanismo cervellotico e per nulla d’aiuto alle imprese. L’ex premier Monti aveva infatti sì introdotto una piattaforma telematica gestita dal ministero dell’Economia per permettere di compensare i crediti con le pubbliche amministrazioni, ma il sistema non è automatico. Ogni anno, serve infatti un decreto legge che autorizzi a compensare i debiti iscritti al 31 dicembre dell’anno precedente e quello inerente al 2018, al momento, non è ancora stato pubblicato. Un’ingiustizia bella e buona, l’ennesimo esempio di una burocrazia lenta e fallace che ostacola gli imprenditori, soprattutto quelli armati delle migliori intenzioni.

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