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Italia, il Paese delle tasse: pressione fiscale alle stelle. Redditi da lavoro tartassati

Pubblicato il 03/02/2020 10:12

Una famosa canzone diceva: “Italia sì, Italia no, la terra dei cachi”. Ecco, potremmo dire che ora l’Italia è diventata la terra delle tasse. La pressione fiscale è alle stelle e secondo l’ultima analisi dell’Ocse, raggiunge quota 42,1%. Un’enormità. Praticamente quasi la metà di quello che una persona guadagna (lavorando), è prelevato dal Fisco. È l’Ocse a fotografare il macigno delle tasse sui contribuenti, dipendenti ed autonomi. Anna Maria D’Andrea su money.it ricostruisce questo studio, da cui emerge che “i dati forniti dall’Ocse con il report Revenue Statistics 2019, pubblicato il 5 dicembre, mostrano come il peso della pressione fiscale in Italia resti tra i più elevati nei Paesi aderenti all’Organizzazione, dove la media è del 34,3%”.

Se, in media, le tasse in Italia sono più elevate degli altri Paesi appartenenti all’Ocse, è soltanto sulle società che si evidenzia una controtendenza. “La percentuale di entrate derivanti da imposte su redditi e profitti delle società è inferiore alla media, mentre al contrario si conferma elevatissima sui redditi da lavoro”, scrive D’Andrea. “Il rapporto dell’Ocse fotografa una situazione immutata per quel che riguarda il livello di pressione fiscale in Italia. Il rapporto tra imposte e PIL non è cambiato tra il 2017 ed il 2018, assestandosi al 42,1%. Nonostante gli annunci, è ancora lontana una riduzione del peso del Fisco sui redditi da lavoro dipendente ed autonomo”.

“Dal 2000, la pressione fiscale in Italia è progressivamente aumentata, passando dal 40,6% al 42,1%. Il rapporto pubblicato dall’Ocse il 5 dicembre 2019 rivela un incremento nel livello medio di pressione fiscale registrato nelle economie avanzate: la media OCSE è salita – dal 2000 al 2018 – dal 33,8% al 34,3%, un livello che si presenta di gran lunga inferiore rispetto a quello registrato in Italia. A far alzare l’asticella della pressione fiscale in Italia sono le tasse sul reddito personale, l’Irpef, che grava in maniera importante sui redditi da lavoro sia di dipendenti e pensionati che degli autonomi”.

“Si confermano elevatissimi anche i contributi previdenziali ed il cuneo fiscale, nonché le entrate relative alle tasse su beni e servizi. Le tasse sulla proprietà, le cosiddette patrimoniali (tra cui rientrano Imu e Tasi) non superano la media dell’Ocse. Un dato interessante riguarda invece l’imposta sul reddito e sugli utili societari, inferiore in Italia rispetto alla media dei Paesi Ocse. L’edizione 2019 delle statistiche Ocse rivela che il rapporto imposte/PIL dei Paesi sviluppati resta fissato al 34,3% era del 34,3% nel 2018, praticamente invariato rispetto al 34,2% nel 2017. A caratterizzare il nostro Paese è il fisco morbido sulle società; al contrario, secondo la media Ocse, le entrate relative alle imposte sul reddito delle società hanno continuato a crescere dal 2014, raggiungendo il 9,3% delle entrate fiscali totali nell’OCSE nel 2017”.

Il Fisco italiano corre in controtendenza, anche per quel che riguarda la quota di contributi previdenziali. “La media Ocse ha registrato un calo consistente negli ultimi anni, e si assesta ora al 26%; in Italia, i contributi sociali, previdenziali ed assicurativi, rappresentano una parte consistente del gettito fiscale, con il conseguente problema del livello elevatissimo di cuneo fiscale sui redditi da lavoro”.

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