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Caregiver, il M5S presenta la legge per sbloccare i fondi per l’assistenza ad anziani e disabili

Pubblicato il 23/11/2019 12:49 - Aggiornato il 23/11/2019 12:54

di Simona Nocerino

Il “Caregiver Familiare” indica letteralmente “colui che si prende cura”: questo termine è ormai entrato nel linguaggio di uso comune, e sta ad indicare una persona che si occupa con amore di assistere un congiunto (un figlio, un genitore o un familiare in genere), ammalato o disabile. I dati ISTAT ci dicono che sono oltre 15 milioni le persone che si occupano di assistere un familiare disabile e l’86% di questi sono donne. L’impegno è totale: durante l’intera giornata il caregiver si occupa di assistere il proprio congiunto in tutte le normali mansioni quotidiane, come lavarlo, preparargli da mangiare, aiutarlo ad espletare le funzioni fisiologiche, ad assisterlo anche dal punto di vista infermieristico, quindi organizzando le cure necessarie ed anche svolgere tutte le mansioni amministrative e burocratiche che la persona assistita non è in grado di compiere autonomamente.

In situazioni simili si intuisce perfettamente che queste persone rinunciano al loro lavoro, ad una propria vita sociale. Ma non solo. Un tale impegno così costante e gravoso le porta a trascurare anche la propria stessa salute, mettendo al primo posto la salute del congiunto assistito. Se a tutto questo aggiungiamo anche lo scarso riposo e lo stress fisico ed emotivo prolungato al quale queste persone vengono sottoposte, si può facilmente comprendere che la qualità della loro vita sia decisamente bassa e quindi non è assolutamente possibile lasciarle sole nella loro lotta quotidiana senza un deciso sostegno da parte delle istituzioni nazionali. Da molti anni ormai le persone coinvolte in situazioni così drammatiche chiedono alle istituzioni di poter uscire dall’invisibilità, dall’anonimato, e che venga riconosciuto il loro impegno, la loro missione come un vero lavoro.

Ormai da molto tempo i Caregiver Familiari sono in attesa di una legge che possa riconoscerli come lavoratori a tutti gli effetti, con tutte le tutele del caso, ricevendo anche in Italia quel riconoscimento giuridico che in gran parte dei paesi europei ha già ottenuto da tempo. Il M5S sta sbloccando la situazione: è stato infatti depositato lo scorso agosto in Senato, e verrà presumibilmente calendarizzato nel gennaio 2020, il disegno di legge 1461, a prima firma Simona Nocerino. Il DDL prende le basi delle proposte già presentate in Senato, ampliandole e introducendo alcuni elementi, come la nomina, i contributi figurativi, le agevolazioni. Sicuramente rappresenta un primo passo per far sì che i caregiver familiari possano finalmente uscire dall’anonimato

In breve il DDL:
• ribadisce il valore sociale ed economico del’attività di cura svolta da parte del caregiver familiare.
• inserisce un vero e proprio Atto di Nomina del caregiver e viene stabilito che sia l’assistito stesso a nominare il caregiver (ove possibile)
• prevede che al caregiver familiare (non lavoratore) vengano riconosciuti, fino ad un massimo di tre anni, i contributi figurativi equiparati a quelli del lavoro domestico. Tali contributi possono aggiungersi a quelli eventualmente già versati precedentemente dal caregiver per altre attività lavorative.
• garantisce al caregiver servizi ed interventi di sollievo ed emergenza (o programmati erogati attraverso enti territoriali, ASL), mediante operatori socio-sanitari o socio-assistenziali; consulenze per l’adattamento domestico; formazione e informazione sulle competenze; supporto psicologico; percorsi preferenziali nelle strutture sanitarie per ridurre i tempi di attesa sia per l’assistito che per il caregiver stesso; rilascio di tessera di riconoscimento per avere priorità nel disbrigo di pratiche amministrative.

Inoltre la domiciliarizzazione di visite e prestazioni specialistiche, permettendo al caregiver di sottoporsi a visite ed esami nel proprio domicilio.
• prevede il diritto, per il caregiver lavoratore, di rimodulare l’orario di lavoro compatibilmente con l’attività di assistenza e il diritto prioritario di scelta della sede di lavoro tra quelle disponibili più vicine alla casa dell’assistito (anche smart working, telelavoro)
• il riconoscimento delle competenze acquisite dall’esperienza di caregiver ai fini di un futuro reinserimento nel mondo del lavoro per quanto riguarda la qualifica di operatore o di altre figure professionali dell’area socio-sanitaria
• prevede specifiche detrazioni fiscali per le spese sostenute per l’attività di cura e assistenza.
• Stabilisce che la copertura finanziaria, sia affidata al Fondo già istituito dalla Legge 205/2017.

Inoltre ogni anno verrà stilata una relazione sull’attuazione della legge.

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