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L’80% dei negozi riapre, ma 1 su 3 rischia la chiusura. ‘Servono aiuti immediati!’

Pubblicato il 01/06/2020 11:48 - Aggiornato il 01/06/2020 11:53

La forza dell’Italia risiede nel suo tessuto produttivo fatto di piccoli e medi imprenditori. Grandi lavoratori che non si arrendono di fronte alle difficoltà, ma che da soli non possono riuscire a sopravvivere.

Confcommercio riferisce sulla base di un’indagine effettuata su 759mila imprese che “l’82% delle attività ha rialzato le saracinesche”. Oltre il 60% di loro però subisce perdite di fatturato che sono superiori al 50% rispetto al pre-Covid. Alcuni denunciano un crollo che raggiunge il 70%. È impossibile riuscire a sopravvivere in questo modo.

ll presidente Carlo Sangalli, parla di una tempesta contro cui gli imprenditori si ritrovano -abbandonati- ad affrontare. “Nonostante gli imprenditori abbiano la volontà di riaprire, da una parte vi sono i costi pesanti della fase due e le poche entrate, dall’altra la crisi di liquidità che persiste e si aggrava”. Serve quello che diciamo da mesi e che ribadisce Sangalli ribadisce: “abbattimento della burocrazia”, accompagnato da “iniziative -Straordinarie- anticrisi”.

L’economista Franceco Daveri, direttore della MBA della Sda Bocconi, commenta: “Sono comprensibili le preoccupazioni di chi mette in conto la chiusura del proprio esercizio, tutto è legato a quanto ‘non fatto’ dal governo -di “Promettopoli”- nei vari decreti mancavano diverse cose, in particolari corposi aiuti ai settori che sono stati più duramente colpiti.

Sbagliatissimo, scaricare le responsabilità alle banche. Il Decreto liquidità è stato un flop, bisognava “dare liquidità diretta”. Nulla è stato ancora minimamente affrontato. Le imprese hanno bisogno urgente di liquidità, “la sopravvivenza di queste dipende dalla tempestiva erogazione dei fondi”, aggiunge Stefano Manzocchi, direttore del dipartiemnto di Economia e Finanza della Luiss e direttore del Centro studi di Confindustria.