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L’Antitrust multa Poste per 5 milioni di euro. Scoppia la guerra e ora tocca al Tar

Pubblicato il 16/09/2020 16:10

Ha fatto un certo scalpore la supermulta che l’Antitrust ha irrogato alle Poste per la mancata consegna delle raccomandate. Non solo, l’accusa è di avere pubblicizzato in modo ingannevole il servizio di recapito delle raccomandate. L’Antitrust ha dunque contestato al gruppo guidato da Matteo Del Fante una serie di comportamenti che provocano “danni non solo ai consumatori, ma anche al sistema giustizia del Paese”. Apriti cielo. Subito, ovviamente, si è aperto lo scontro tra le Poste e l’Antitrust stesso. Come racconta Andrea Ducci sul Corriere, “al centro degli accertamenti da parte dell’Autorità garante della concorrenza sono finiti alcuni disservizi nella consegna delle raccomandate”.

In particolare, secondo l’Antitrust “il tentativo di recapito non viene sempre esperito con la tempistica e la certezza enfatizzate nel messaggi pubblicitari”. E lo sanno bene i tanti cittadini italiani che si sono trovati ad avere a che fare con questo disservizio non di poco conto, viste l’importanza e la natura che hanno molte raccomandante in Italia. I reclami hanno segnalato che Poste talvolta ricorre “per comodità al deposito dell’avviso di giacenza della raccomandata nella cassetta postale, anche quando sarebbe stato possibile consegnarla nelle mani del destinatario”.

Una dinamica che obbliga a recarsi negli uffici postali, generando “un inammissibile onere a carico dei consumatori costretti a lunghe perdite di tempo e di denaro per poter ritirare le raccomandate non diligentemente consegnate”. Al di là della violazione del codice del consumo e della multa da 5 milioni a un gruppo, scrive ancora Ducci, “è il contenuto del comunicato dell’Antitrust che alimenta l’immediata risposta di Poste. L’azienda presenterà un ricorso al Tar contro la multa, ma intanto in una nota respinge gli addebiti dell’Autorità presieduta da Roberto Rustichelli”.

Poste rivendica infatti che “le proprie condotte commerciali sono improntate a principi di correttezza e trasparenza per la piena tutela dei clienti, del consumatori e del sistema Paese”. Aggiungendo che “è priva di fondamento l’ipotesi secondo la quale l’azienda avrebbe posto in essere azioni che ingannino i clienti in merito alle caratteristiche del prodotto raccomandata”. Respinta anche l’accusa di avere arrecato danni al funzionamento della giustizia. Ora staremo a vedere cosa dirà il Tar.

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