Il crollo del sistema sanitario, già fragile a causa della pesante politica di tagli imposta nel corso degli anni, con lo scoppio del Coronavirus è stato eroicamente fronteggiato grazie all’impegno e dedizione dei medici e operatori sanitari. Il governo, nel mese di marzo ringrazia gli infermieri con tante chiacchiere e con un ridicolo riconoscimento: per ogni turno in più accredita loro in busta paga il costo di un caffè.

Così in piazza a Torino arriva la rabbia degli infermieri, la cui delusione viene ben rappresentata dalle parole di Caludio Delli Carri, segretario regionale del sindacato che si chiama Nursing Up: “Chi aveva promesso prebende e compensi ci ha umiliato facendoci l’elemosina”.
Sia chiaro, nessuno si aspettava “una pioggia d’oro”, ma le dinamiche non possono continuare in questo modo, sono troppe le carenze del sistema sanitario, diventate ancora più evidenti per lo scoppio dell’epidemia. Gli infermieri, con i polsi incatenati e i corpi riversi sull’asfalto protestano e denunciano il disagio di tutte le mancanze.

Un infermiere racconta: “Ci dicevano di non usare le mascherine. Perchè non ce n’erano. E le Ffp2 dovevamo lasciarle ai malati gravi”. Ci sono delle foto che testimonieranno per sempre le disastrose condizioni in cui, tra i corridoi delle terapie intensive, medici e infermieri con sacchi della spazzatura al posto dei camici, dovevano lavorare. Delle vere e proprie immagini di trincea, di un esercito di angeli che guadagna, quando va bene, a 30 anni di anzianità e lavora in terapia intensiva, 1.800 euro al mese con turni massacranti.