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Speranza: “Dossier ritirato? Scelta dell’Oms”. Ma il suo ministero sapeva tutto

Pubblicato il 20/04/2021 09:22

Il ministro Roberto Speranza è impegnato da settimane in una difficile sfida. Aiutare gli italiani e consentire loro un pronto ritorno alla normalità? Macché, quello non è nemmeno nei suoi pensieri, convinto che l’unico modo per nascondere l’imbarazzante gestione dell’emergenza economica da parte del governo sia continuare a chiudere tutti in casa. Piuttosto, al titolare della Salute tocca il gravoso compito di allontanare da sé ogni possibile accusa legata al piano pandemico italiano arretrato, mai aggiornato, e “contraffatto” su ordine del numero due dell’Oms, il potentissimo Ranieri Guerra. Una vicenda che vede Speranza recitare la parte di chi niente sa e niente vuole sapere. Anche se a credergli sono ormai in pochi.

Speranza: "Dossier ritirato? Scelta dell'Oms". Ma il suo ministero sapeva tutto

Nel corso della trasmissione di Lucia Annunziata Mezz’ora in Più, Speranza ha affrontato per la prima volta proprio il delicato argomento del dossier firmato dal ricercatore Francesco Zambon, poi costretto ad allontanarsi dall’Oms dietro minaccia, fatto sparire per non rendere pubbliche le difficoltà dell’Italia, priva di un piano pandemico aggiornato. “Quel rapporto è rispettabilissimo – ha detto Speranza – non c’è nulla di particolarmente rilevante ma le scelte fatte sul dossier dell’Oms sono state prese dalla stessa Organizzazione mondiale della Sanità e non dal governo italiano. Noi abbiamo appreso del documento a documento pubblicato”.

Speranza ha poi aggiunto, professandosi estraneo alla vicenda: “Non mi sono mai sottratto di riferire in Parlamento, durante la pandemia furono fatte delle scelte radicali e durissime ma poi si sono rivelate giuste e molti Paesi ci seguirono poche settimane dopo. Non buttiamo questa materia nella polemica politica come una clava, che crea odio, un linguaggio violento e frattura nel Paese”. Tutto giusto, tutto bello. Non fosse che gli scambi di comunicazioni inseriti nella rogatoria inviata all’Oms rivelano come lo stesso ministero fosse informato del lavoro dei ricercatori e del reparto, conosciuto già quando era in fase di realizzazione. Il 14 aprile, Ranieri Guerra scriveva infatti a Zambon facendo riferimento all’esigenza “condividere con Speranza un indice più aggiornato”.

Perché allora Speranza, consapevole di quanto stava accadendo, non ha fatto niente per censurare i grotteschi tentativi di camuffare l’assenza di un piano pandemico aggiornato? Perché non ha difeso il lavoro di ricercatore corretti come Zambon, costretto a lasciare l’Oms soltanto per aver fatto il proprio lavoro? Su questo il ministro sembra molto più restio a rispondere. E la questione non è certo da poco. Perché qui non si tratta di pure formalità, ma di elementi-chiave per ricostruire le responsabilità dietro gli errori commessi durante la prima fase della pandemia di Covid-19, segnata da migliaia di morti. Durante la quale il nostro Paese non ha potuto affidarsi alle linee guida di un piano pandemico per capire cosa fare, semplicemente perché non esisteva.

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