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La “ristometeorologia”. La nuova scienza della ristorazione secondo lo scellerato duo Draghi-Speranza

Pubblicato il 19/04/2021 10:18 - Aggiornato il 19/04/2021 10:23

L’ennesima buffonata! Il “pronti partenza e via” del governo ci sarà, ma solo per coloro i quali avranno lo spazio all’aperto. Ristoranti e bar dovranno sottostare all’ennesima regola scellerate: “dal 26 aprile potranno riprendere a lavorare nelle regioni in fascia gialla, sia a pranzo che a cena, ma solo facendo sedere i propri clienti all’esterno”, si legge tra le righe de La Stampa.

Ovviamente la suddetta condizione non è un dettaglio di poco conto, anzi. Punto primo, c’è da considerare che “per molti tale condizione significa restare chiusi un altro mese”, in vista del 1°giugno, ossia la prossima data in cui si guarda per la ripartenza del servizio anche all’interno dei locali.

“Così viene prolungato il lockdown per oltre 116mila pubblici esercizi” avvertono dall’associazione di categoria di Roma. “La metà degli esercenti a Roma non ha tavoli all’aperto, non potrà riaprire, ma vedrà invece altri colleghi lavorare”.

Lo stesso scenario si prospetta a Milano, dove “quasi un locale su due non ha la possibilità di svolgere la propria attività all’aperto: uno squilibrio che danneggerà ancora una volta migliaia di imprese”, aggiunge il segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, Marco Barbieri. Secondo i numeri della Fipe-Confcommercio infatti, quasi la metà degli esercizi, ovvero ben il 47% dei bar e ristoranti italiani, non è dotato di spazi all’aperto.

Punto secondo, la conseguenza di questa nuova restrizione è la corsa ai dehors, “in tutti i comuni si registra un aumento delle richieste per mettere tavolini e sedie all’esterno dei locali, appropriandosi di parte del marciapiede o eliminando alcuni parcheggi”. “Chiederemo al Comune di sacrificare i posti delle strisce blu a favore dei tavoli di bar e ristoranti, a questo punto è l’unico modo per salvare le aziende”, dichiara Sbraga direttore di Fipe Confcommercio Roma.

Punto terzo, vorremmo chiedere, come (secondo coloro i quali hanno deciso di imporre questa nuova condizione alle riaperture) credono che i ristoratori possano affidare l’intera macchina della loro attività al caso delle condizioni climatiche?

Parliamo di squadre di lavoratori, di forniture di cibo… All’atto pratico sarà davvero possibile riuscire a “mandare avanti la baracca a queste condizioni”? Dal 26 aprile, secondo lo scellerato duo Draghi-Speranza, cuochi, camerieri, bartender, insomma senza tralasciare nessuno tutto il personale del mondo della ristorazione, la mattina dovrà svegliarsi, guardare il cielo e decidere se andare a lavorare o meno, con la Speranza che non piova e con la Speranza che nell’incertezza del clima, sfidando la sorte, si azzecchino le previsioni metereologiche!