Quanti sono davvero i morti per Covid dall’inizio della pandemia? Se lo stanno chiedendo tantissimi esperti dopo le polemiche e le accuse dei virologi, che hanno messo nel mirino il sistema di conteggio adottato fin qui dall’Istituto superiore della sanità e che avrebbe finito per “gonfiare” la conta delle vittime. Come raccontato dal Tempo, è stato lo stesso Iss a risolvere il giallo: in un report pubblicato nelle scorse ore, infatti, viene fatto sapere che “solo il 23,8% dei decessi è avvenuto in terapia intensiva”.
L’Iss preferisce parlare, all’interno del documento, di “pazienti deceduti positivi all’infezione da Covid”, facendo così segnare una netta inversione di tendenza anche nel lessico utilizzato. Non più, dunque, il generico “morti per Covid” che tanto aveva fatto discutere in questi mesi. Una novità che servirà a diminuire la confusione, considerando che secondo gli esperti il 17,7% dei pazienti deceduti fin qui e catalogati come vittime del virus non si trovava in realtà nemmeno in ospedale.
Parlando di numeri assoluti, per l’Iss i morti da inizio pandemia sono stati, al 10 gennaio 2022, 138.099. Di questi quasi 33mila (23,8%) persone “sono decedute in terapia intensiva, 80.787 (58,5%) erano ricoverati in altri reparti e 24.443 non era nemmeno in ospedale”. La tesi sostenuta da molti medici, compresi Andrea Crisanti e Matteo Bassetti, è che andrebbero inseriti nei report quotidiani soltanto i pazienti deceduti e con sintomi immediatamente riconducibili al Covid, virus che attacca il sistema respiratorio, depennando invece gli altri.
Come spiegato dal Tempo, sulla base di un campione rappresentativo di 8.436 cartelle cliniche provenienti dagli ospedali di tutto il Paese, “per quanto riguarda le patologie, a chi non è stato ricoverato in terapia intensiva sono stati riscontrati soprattutto ictus, demenza, tumore, insufficienza renale, fibrillazione artriale e cardiopatia ischemica. In media avevano 4 patologie preesistenti”.
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