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Senza i soldi dello Stato arrivano gli usurai

Pubblicato il 18/05/2020 14:28 - Aggiornato il 18/05/2020 14:29

di Gianluigi Paragone.

In questi giorni in tanti hanno lanciato il pericolo di come la criminalità dei colletti bianchi sia pronta a riciclare il denaro delle organizzazioni criminali nell’acquisto di pezzi produttivi sani del Paese. Nei giorni scorsi il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha denunciato come il coronavirus rappresenti una occasione ghiotta per attirare a sé imprenditori, piccoli e medi, in difficoltà con prestiti inizialmente a interessi bassi con il reale intento di rilevare l’attività nel momento in cui il prestito diventa una spirale infernale.

Questo avvertimento dovrebbe essere l’assillo di un governo che, smorzato il lockdown, ne deve gestire le ricadute sociali ed economiche. I retroscena di questi giorni evidenziano le preoccupazioni dell’esecutivo circa lo stress crescente non solo in termini di libertà ma anche in termini di preoccupazione finanziarie. In poche parole, mancano i soldi: lo Stato non è in grado di darne né abbastanza né in tempi veloci, pertanto riportare le persone alle attività lavorative era diventato urgente.

Eppure tutto questo potrebbe non bastare. Primo, perché le spese e i costi legati al ritorno delle attività saranno inversamente proporzionali agli incassi e ai guadagni: alti i primi, molto bassi i secondi. Secondo, perché qualcuno nella trappola del prestito usuraio c’è già finito.

“La situazione che come Ambulatorio antiusura stiamo registrando in questi giorni è davvero allarmante”, mi ha raccontato Luigi Ciatti, presidente della Onlus. “L’efficacia degli interventi del governo nei tre mesi di lockdown è stata zero assoluto. Non lo dico con intendo polemico ma alla luce dell’aumento delle richieste di aiuto arrivate ai nostri numeri sos: siamo a più del 30% del dato precovid con aumento direi quotidiano”.

L’identikit di chi si rivolge all’Ambulatorio Antiusura Sos è proprio quel tessuto produttivo che si è sentito maggiormente scaricato da Conte nonostante le promesse: commercianti, piccoli imprenditori, artigiani, partite Iva lasciate sole. “Lo strumento dei prestiti del Cura Italia si è rivelato una follia pura e di fatto inutilizzabile per come concepito”, prosegue Luigi Ciatti. “Senza autorizzazione ad hoc ad agire in deroga alla normativa vigente, le banche come potevano concedere i prestiti? Ci voleva questo decreto per dover arrivare a dire che stavolta non è colpa delle banche se non erogano ma del governo che ha fornito loro un alibi perfetto…”.

Un tema, quest’ultimo, che rimbalza frequentemente tutte le volte che ascolto il mondo imprenditoriale italiano, fatto di micro realtà produttive, di piccoli imprenditori e di partite iva, illuso dalle mirabolanti promesse illusorie del premier e da espressioni che oggi risultano vuote: potenza di fuoco, impegno finanziario mai visto prima, nessuno rimarrà senza lavoro… 

“Il tenore delle telefonate che riceviamo è allarmante”, mi spiegava il presidente della onlus Ambulatorio Antiusura, Ciatti. “Chiudo. Chiedo i soldi all’usuraio perché la banca mi ha sbattuto la porta in faccia. Cedo l’attività a criminali che mi hanno offerto una miseria. Ecco le tre opzioni di cui abbiamo sentito più parlare. Persino gente che non aveva sofferenze, che era al pelo ma stava in piedi. Non è colpa loro se ora sono a rischio”. I primi racconti/denuncia di questo sommerso iniziano a venir fuori, a conferma che se non copre lo Stato, ecco le tentazioni malefiche dell’anti-Stato. Secondo i dati di Confcommercio solo a Roma il 50% della attività è a rischio non riapertura, si tratta di oltre 60.000 aziende. Tra queste si annida il pericolo più grande di infiltrazione della criminalità organizzata. Per colpa delle scelte scellerate adottate sin  ora rischiamo di cedere pezzi di questo paese al crimine. 

“E poi ci sono le realtà familiari – chiude il cerchio Ciatti . Zero cassa integrazione, niente sospensioni delle rate di prestiti e carte varie comprese le revolving, zero aiuti. L’Italia è un paese moderno che grazie a dio vive di piccole imprese private, ma i dipendenti di queste piccole aziende stanno soffrendo più dei loro datori di lavoro. Penso ai commessi, ai camerieri, ai collaboratori di attività private che oltre all’assenza di retribuzione vivono nell’incubo che non avranno più un lavoro. Considerazione per loro? Zero assoluto. Li si lascia senza aiuti, senza sospensioni delle rate dei finanziamenti nelle mani dei recuperatori da call center che li massacrano ogni giorno. Se non provvedono ad una moratoria immediata del recupero non so cosa potrà accadere; idem se non si provvede alla sospensione delle segnalazioni in Crif e centrali rischi tra due mesi avremo un popolo di segnalati, di cattivi pagatori, di ‘appestati’; saremo un popolo di soggetti senza possibilità di accesso al credito legale”. 

La brutta conclusione di chi ogni giorno ha a che fare con telefonate di gente disperata dovrebbe essere un assillo del governo. “Stanno creando le condizioni ideali per l’incremento di quel mercato che si chiama usura. Non c’è attenzione, non c’è sensibilità: in sede di conversione del cura Italia è saltato pure l’emendamento salva fondi di prevenzione dell’usura. Se non si interviene sono a rischio tutti i fondi del Mef erogati e l’utilizzo di questo strumento per il futuro. Io davvero non capisco…”.