Acciaierie, cartiere. 46 grandi industrie rischiano di doversi fermare a causa della situazione internazionale, con il governo Draghi che insiste sulle sazioni alla Russia e invita gli italiani a fare sacrifici. Pochi, forse, se il bel tempo arriverà rispettando le tabelle di marcia e senza troppi scherzi. Tutt’altro scenario, invece, se la primavera e l’estate faranno capolino fuori tempo massimo. A luglio, secondo gli analisti, potrebbero già presentarsi le prime difficoltà, anche perché se è vero che i consumi di gas sono destinati a calare, al contrario quelli sull’elettricità andranno incontro a uno scontato aumento.
Come spiegato da Paolo Baroni sulle pagine della Stampa, il picco massimo di consumi nelle scorse ore ha toccato i 44,8 gigawatt. In media in primavera i consumi viaggeranno attorno ai 50-55 ma in estate, di solito, superano i 60. Da qui il rischio di uno scenario di austerity con pesanti ripercussioni sulle imprese, non solo a causa dei prezzi destinati a crescere.
Il piano di emergenza da gas potrebbe scattare in caso di rinuncia alle importazioni dalla Russia, con misure straordinarie per far fronte a 29 miliardi di metri cubi in meno l’anno. 10-12 miliardi potrebbero arrivare dall’Algeria, dalla Libia e dall’Arzebaigian, altri 5 si potrebbero risparmiare mandando al massimo le centrali a carbone. Ma in casi di seria emergenza resta l’ipotesi che le aziende, soprattutto quelle che consumano di più, possano venire “scollegate” dalla rete elettrica.
Nella lista di chi potrebbe rimanere a secco figurano 46 imprese, tra le quali Acciaierie d’Italia-Ex Ilva, Arvedi, Riva Acciaio, Ferriere Nord. E poi cartiere, aziende tessili, cementifici. Per quanto riguarda le famiglie, una mossa potrebbe essere ridurre, per un periodo limitato, a 3 Kw tutti i contratti che arrivano oggi a 6 Kw.
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