Un intervento che ha fatto discutere, quello di Rula Jebreal durante l’ultima puntata del programma In Onda, su La7. Ospite di Luca Telese, la giornalista palestinese con cittadinanza israeliana ha infatti voluto dire la sua sul conflitto che da giorni sta insanguinando la Palestina. Chiarendo, in maniera molto netta: “Se Gaza diventa un bagno di sangue, una carneficina, non sarà solo una responsabilità solo di Israele“. Jebreal è tornata sulla promessa di una controffensiva via terra ai danni della Striscia di Gaza: “Le fonti da Gaza – ha spiegato – ci dicono che sono state uccise 4.400 persone, compresi 1.700 bambini. Sanno che ci sarà un’invasione di terra, la domanda che ci pongono è: ‘Chiedete agli israeliani quanti morti devono esserci per farli sentire sicuri’. I palestinesi a Gaza sanno perfettamente cosa sta per avvenire, tutte le infrastrutture civili possono diventare obiettivi. L’invasione di terra sarà tra 24 o 48 ore, cambia poco”. (Continua a leggere dopo la foto)
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La giornalista ha puntato il dito anche contro i leader delle nazioni occidentali: “A Israele non si chiede di rispettare il diritto internazionale, non si chiede di distinguere tra civili e miliziani. Se Gaza diventa un bagno di sangue, una carneficina, non sarà solo una responsabilità solo di Israele. Minerà la sicurezza nazionale degli europei e degli americani, questa viene già vista come una guerra dell’Occidente contro quella parte del mondo”. (Continua a leggere dopo la foto)
#inonda Rula Jebreal: “Mancati soccorsi a Gaza? Punizione collettiva, è un crimine di guerra” https://t.co/FfQGVJl86d
— La7 (@La7tv) October 22, 2023
Lo stop agli aiuti e ai soccorsi a Gaza, a detta di Rula Jebreal, “è una punizione collettiva. È una strategia militare, si usano acqua e cibo come armi di guerra”. Inoltre le forze di Israele “non vedono 2,3 milioni di palestinesi a Gaza come esseri umani, il ministro della Difesa li ha chiamati animali”. (Continua a leggere dopo la foto)
“Quando rendi un’intera popolazione responsabile delle azioni dei miliziani – ha concluso la giornalista – diventa una punizione collettiva di un popolo e diventa un crimine di guerra”.
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