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“Il fruttivendolo, il bar e il forno del quartiere hanno chiuso per debiti”. Cronache dalla periferia d’Italia

Pubblicato il 14/12/2022 08:20 - Aggiornato il 24/01/2023 06:17

Colle Salario, a Roma, è balzato in questi giorni sulle prime pagine dei giornali come teatro della strage di Claudio Campiti. Ora tutti ne parlano, ora tutti si indignano, ora tutti tornano a porsi il problema delle periferie. Durerà qualche giorno, come sempre, e poi tornerà il buio, lo stesso buio che cala la sera perché l’illuminazione pubblica è pressoché nulla. C’è un problema sicurezza a Roma, e questo si sa da tempo. Raggi prima e Gualtieri poi, nulla cambia per chi vive nella miseria. “Certo che la gente si è incattivita. S’è incattivita tanto. Dopo la pandemia chi vive nelle periferie si sente ancor più abbandonato dallo Stato. Abito a Colle Salario, che non è certo il peggiore dei dormitori di Roma, però qui davvero la tensione sociale si percepisce a pelle”, racconta a Repubblica Mattia Pileggi, 38 anni, operatore sanitario istruttore di boxe. È lui ad accompagnare Fabio Tonacci nel suo reportage sul quartiere della tragedia. “Guardatevi attorno – dice -. Il fruttarolo ha chiuso perché sommerso dai debiti, il forno ha chiuso per debiti, il bar quello all’angolo dove andavamo tutti da regazzini ha chiuso per debiti. Dopo le nove di sera tutto viene mangiato dal buio perché non c’è sufficiente illuminazione pubblica e non c’è neanche l’ufficio delle Poste'”. (Continua a leggere dopo la foto)

Mattia Pileggi parlava con suo padre davanti al bar dove sono state uccise Elisabetta Silenzi, Sabina Sperandio e Nicoletta Golisano durante la riunione di condominio del Consorzio immobiliare Valleverde che si trova sul lago del Turano, nel Reatino. Pileggi ha un ristorante, “Fuori i secondi”, che, dice, è l’unico punto di aggregazione rimasto nel sobborgo abitato da 21 mila persone nei pressi di Fidene, e quando spenge le luci della vetrina, non sembra neanche di essere a Roma per quanto è buio in quelle zone. Tra i tavoli del ristorante ha costruito un ring per il pugilato, in quanto ex “ragazzo di strada” salvato dalla nascita di suo figlio. Tra le domande che la strage di Colle Salario solleva ce n’è una che il giornalista Tonacci pone a Pileggi: “Roma si è incattivita?”. (Continua a leggere dopo la foto)

Tonacci risponde mettendo in fila alcuni episodi di questi ultimi tempi, partendo da un litigio al parco che ha fatto scattare la follia di un 34 enne con problemi psichici che ad Ardea uccide a colpi di pistola un uomo di 84 anni e i due fratellini, Daniel e David, di 8 e 3 anni. La tragedia è avvenuto il 13 giugno 2021. E ancora: un barista di Centocelle ha ammazzato a martellate il commercialista, il 29 marzo 2021, forse per qualche parola di troppo. E come non pensare a quanto successo sul Grande Raccordo Anulare? Un camionista ha tagliato la strada a Alessia Sbal, ne nasce un diverbio che finisce con la donna travolta dal tir in circostanze ancora da chiarire. Parliamo appena del 4 dicembre 2022. E poi, Claudio Compiti, giustiziere dei suoi condomini che riteneva responsabili del mancato allaccio della corrente nel rudere dove si era auto-recluso. (Continua a leggere dopo la foto)

“Qui al Colle Salario – racconta Pileggi – funziona l’autogestione, la legge è chi fa da sé fa per tre. Un anno fa un vecchio si è sentito male nel parco, era notte e non lo ha visto nessuno. La gente se n’è accorta solo perché il cane abbaiava. Mi sono venuti a chiamare, ho provato a rianimarlo però non ce l’ho fatta. Ma il punto è che l’ambulanza è arrivata dopo 40 minuti dalla chiamata! Ma perché se abito al Colle Salario devo morì pe strada per un malore? Se quel vecchio abitava a Collina Fleming lo venivano a prendere dopo 5 minuti. Qui le persone sono più povere di prima, sono più esasperate”. E la politica? Conclusione amara: “Prima di ogni elezione per qualche giorno appaiono i partiti. Lo sai che fanno? Posizionano i banchetti proprio davanti al bar dove quel pazzo ha fatto la strage e si mettono a distribuire il pane. Capito? A Roma siamo ancora a panem et circenses“.

Qui il reportage integrale di Repubblica.

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