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“Noi come Enzo Tortora!” Perdono la casa per un cavillo e ora arriva la demolizione. Una storia assurda (VIDEO)

Pubblicato il 04/08/2023 15:42 - Aggiornato il 04/08/2023 19:32

Tra i comuni di Pontedera e Ponsacco, in provincia di Pisa, c’è la casa dei fratelli Paolo e Paola Cerretini. O meglio, c’è ancora la casa dei Cerretini, la loro proprietà che difendono strenuamente, poiché vi è chi ha la ferma intenzione di “sfrattarli”, e demolirne la villetta. Anche il Consiglio di Stato, infatti, ha nelle scorse settimane, come già il Tar, ordinato al Comune di Ponsacco l’abbattimento della loro villetta, costruita lungo via delle colline per Legoli, di fronte a Villa Riccardi Toscanelli. “Abbiamo ricorso straordinario al Presidente della Repubblica – dice Paola Cerretini – perché questa vicenda non può finire così. Quella casa è tutta la mia vita e non mi arrendo. Andremo per vie legali anche in Europa se necessario, perché la giustizia in Italia ormai è questa”. Un altro ricorso è tuttora pendente presso lo stesso Consiglio di Stato. Ma le risorse per la demolizione – a seguito dell’ultimo pronunciamento – sono già stati deliberate. Frattanto, in segno di protesta e di solidarietà, i cittadini di Ponsacco si sono riuniti nel sit-in per dire no all’abbattimento della casa della famiglia Cerretini, presso la suddetta abitazione in Val di Cava. (Continua a leggere dopo il VIDEO)
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Un pasticcio burocratico

È una storia di incoerenze e pasticci burocratici che fa dire a Paolo Cerretini di vivere una vicenda analoga a quella che interessò Enzo Tortora, parlando dunque di “errore giudiziario”. E ancora: “Ho fornito gli strumenti al Comune di Ponsacco, per poter con una sanatoria rimediare a questo macroscopico errore, per il bene di tutti ed evitare al Comune un enorme risarcimento dei danni – spiega Paolo Cerretini in una nota – Ma ha preferito mettere a bilancio una spesa di 120 mila euro per la demolizione”. Demolizione a sua volta giustificata “nel definitivo accertamento giudiziale della preesistenza dell’area boschiva vincolata”, e proprio sulla presunta area boschiva, come vedremo, verte la questione. Eppure, “Noi abbiamo tutti i permessi del Comune e le carte in regola”, affermano i fratelli Cerretini. Il sit-in davanti alla loro villetta è stato organizzato dal concittadino ponsacchino Samuele Ferretti, il quale ha deciso di far dapprima risuonare l’inno nazionale perché, ha nelle sue parole, “noi crediamo sempre nella Costituzione e proprio in nome della Carta costituzionale chiediamo che questa ingiustizia venga cancellata”. Ora, l’obiettivo dei fratelli Cerretini è quello di fermare la demolizione della villetta almeno fin quando non ci sarà l’esito dell’ultimo ricorso fatto per salvarla. (Continua a leggere dopo la foto)
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pasticcio villa cerretini sit-in

L’errore giudiziario

L’errore giudiziario, il vero problema, sta nella considerazione della vegetazione all’interno della proprietà di Villa Riccardi Toscanelli. Il paradosso risiede, tuttavia, nel via libera a costruire inizialmente fornito dei Comuni di Pontedera e Ponsacco: tutto è cominciato nel 2015 quando i Comuni di Pontedera e Ponsacco, in cui ricade il terreno di Paola Cerretini e suo fratello Paolo, concessero, appunto, i permessi a costruire. Poco dopo i proprietari dell’azienda agricola Fattorie Toscane, nel cui patrimonio immobiliare è presente anche Villa Riccardi Toscanelli, cominciarono a mettersi di traverso al cantiere. È, così, partita una guerra di carte bollate, in merito alla classificazione della vegetazione, come dicevamo: quegli alberi secolari sono sempre stati considerati “parco”. Ma la commissione istituita dal Consiglio di Stato li ha definiti “bosco”. E in questo caso l’abitazione di Paola Cerretini e del fratello Paolo è considerata abusiva. (Continua a leggere dopo la foto)
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pasticcio villa cerretini sit-in

“Noi non ci arrendiamo”

“Avevamo le carte in regola – ribadisce Paolo Cerretini, come leggiamo su La Nazione – Non serviva altro. Se il tema parco e bosco fosse emerso in quella fase, per noi non sarebbe cambiato costruire la casa in quel punto o venti metri in più verso la strada provinciale. Invece siamo partiti e a quel punto non ci potevamo più fermare”.

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