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“Non confermata efficacia e sicurezza”: la denuncia del sindacato di polizia che replica all’Aifa

Pubblicato il 22/12/2021 12:35

Il sindacato di polizia COSAP (Coordinamento Sindacale Appartenenti Polizia) continua la sua battaglia contro l’obbligo di vaccinazione per gli agenti, presentando ricorso al Tar del Lazio per chiedere “l’annullamento della circolare contenente le disposizioni applicative l’obbligo vaccinale per la polizia di Stato”. L’atto è stato notificato dall’avvocato Luigi Doria, che ha ravvisato “profili di illeggitimità, ragionevolezza e discriminatori” nella circolare. Una lotta che continua, dunque, a tutela dei diritti dei poliziotti. E che ha visto il sindacato scontrarsi di recente anche con le posizioni dell’Aifa, l’agenzia del farmaco italiana.

Come rivelato dal COSAP, infatti, l’Aifa si sarebbe lamentata con il ministero degli Interni per il gran numero di e-mail ricevute da parte di poliziotti che continuano a esprimere dubbi sui vaccini, resi obbligatori per la categoria. Invece di rispondere loro, l’Agenzia ha espresso rimostranze, alle quali il COSAP ha risposto a sua volta con un commento firmato dall’avvocato Renate Holzeisen nel quale vengono messe in evidenza tutti i dubbi e le incertezze che ancora oggi circondano i farmaci anti-Covid.

“L’Aifa stessa – scrive Holzeisen – conferma nella sua nota al ministero dell’Interno che le quattro sostanze attualmente autorizzate in via solo condizionata per l’immissione sul mercato, denominate ‘vaccini’-Covid-19 (Comirnaty di Pfizer/BioNTech, Spikevax di Moderna, Vaxzevria di AstraZeneca e Janssen di Johnson & Johnson) sono state classificate dalla stessa AIFA come farmaci per i quali serve una prescrizione medica”. E ancora: “L’Aifa ha classificato queste sostanze ragionevolmente come sostanze che abbisognano di una, a maggior ragione approfondita e attenta valutazione e dunque cauta applicazione, considerato il fatto che queste sostanze si trovano ancora in uno stadio sperimentale”.

“Allo stato, infatti – si legge infine- non è confermata né l’efficacia né la sicurezza. Dovremo attendere i risultati dei trial per avere i primi dati a medio termine, mentre, come lo stesso CEO della Moderna ha dichiarato qualche giorno fa, ci vorranno almeno dieci anni per avere un’idea degli effetti a lungo termine”. La semplice necessità di una prescrizione medica per una sostanza di fatto ancora sperimentale, infine, “esclude a priori la possibilità di prevedere un obbligo di trattamento con tale sostanza”.

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