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“Mi sono vergognato”: le parole di Papa Francesco che hanno messo in crisi Mario Draghi

Pubblicato il 25/03/2022 10:50

Mario Draghi ha un nuovo problema, bello grosso, gigantesco. Un guaio che ha assunto col passare delle ore la forma, inconfondibile, del faccione bonario di Papa Francesco, il pontefice dal sorriso più famoso del mondo. E che nelle ultime ore, però, ha mostrato un volto ben più severo nei confronti del premier, bocciando senza troppi giri di parole la scelta di aumentare le spese militari, sposata invece dal governo. “Io mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si è compromesso a spendere il 2% del Pil per l’acquisto di armi – ha tuonato il Santo Padre – Una pazzia!”.

E ancora: “La vera risposta non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari. Va cercata in un’altra impostazione, in un modo diverso di governare il mondo, non facendo vedere i denti, un modo nuovo di impostare le relazioni internazionali”. Una posizione che è stata subito condivisa anche dalla Cei, con il segretario generale monsignor Stefano Russo che ha subito auspicato “un disarmo totale”. Al di là della scontata condanna del conflitto, Francesco sembra così volersi collocare in una posizione di mediazione tra le parti, dopo aver usato parole dure anche nei confronti di Putin.

Da un punto di vista politico, però, le parole del Papa hanno scatenato conseguenze forti, immediate. Matteo Salvini si è schierato dalla parte di Francesco, sottolineando a sua volta come “non saranno le armi a fermare altre armi”. Mentre all’interno del Movimento Cinque Stelle si è aperta l’ennesima frattura. Come spiegato da Pietro De Leo sulle pagine del Tempo, il travaglio si è fatto evidente. Giuseppe Conte ha anticipato che, in caso di nuovo voto al Senato sull’aumento della spesa militare, “il M5S non potrebbe che votare contro”. E se il governo capitombolasse? “Ognuno farà le sue scelte”.

Parole in contraddizione con quanto avvenuto alla Camera, dove un ordine del giorno al Decreto Ucraina per l’aumento del 2% delle spese militari è stato approvato anche con il voto degli onorevoli pentastellati. E con le posizioni di Luigi Di Maio, più vicino invece alla linea del governo, così come il Pd che ha ribadito ancora una volta la piena fiducia a Draghi. L’ennesima spaccatura in un partito sempre più slegato. Con la benedizione, stavolta, di Papa Francesco.

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