“Malori improvvisi”, oppure “fatali”, o ancora “morti improvvise”, chiamiamole come vogliamo, con formule asettiche, ma di certo non è assolutamente normale la mattanza – e deliberatamente adoperiamo un termine forte – che, anche e soprattutto, fra i più giovani sta conoscendo un’impennata clamorosa quanto drammatica. E prima che i cosiddetti scienziati di turno le imputino al caldo, ai cambiamenti climatici o all’eco ansia, precisiamo che succedeva anche in inverno: per la precisione, in singolare coincidenza con i picchi vaccinali più recenti, è dal 2021 che si registra qualcosa di evidentemente anomalo, eppure gli scienziati di cui sopra si ostinano a parlare di Nessuna correlazione. E dunque, come classificare ciò che viene registrato in Abruzzo? Come leggiamo su QuotidianoWeb, in questa regione nel solo 2023, quindi in poco più di sette mesi, 19 bambini o ragazzini da zero a 14 anni hanno perso la vita, stroncati da “malori” altresì inspiegabili e imprevedibili, giacché, come peraltro è normale in queste età, nessuno di loro vantava pregressi problemi di salute. Dell’ultimo decesso ci siamo occupati anche noi, purtroppo: alcuni giorni fa il 16enne pescarese Alessandro Cerritelli è stato trovato privo di vita nel giardino della casa dei nonni. È stata la nonna stesa, che pochi istanti prima era con lui, a fare la macabra scoperta. (Continua a leggere dopo la foto)
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La proposta di legge
Andrea Caldart, direttore della testata online che abbiamo richiamato, scrive nell’articolo ciò che molti si ostinano a negare, e ci pare opportuno citarlo alla lettera: “Decessi che non hanno spiegazioni e per i quali lo Stato non vuole trovare chiarimenti, avendo messo a tacere gli ordini professionali e i medici che si permettono di mettere in discussione, la somministrazione di un farmaco sperimentale adottato in via condizionata”. Stiamo parlando del solo Abruzzo perché qui qualcuno ha preso l’iniziativa, sicché il comitato #difesaminori ha presentato un disegno di legge che, se approvato, obbligherebbe il governo regionale a monitorare il fenomeno delle morti improvvise nei ragazzi da 0 ai 14 anni, attraverso una campagna di screening cardiaco in questa sensibile fascia d’età. Nico Liberati, già portavoce dell’associazione “No Green pass-Non toccate i minori” durante il periodo del Covid e delle relative vaccinazioni, ha prodotto nei mesi scorsi la risoluzione 80/v in esame presso la commissione sanità della Regione Abruzzo, per la quale risultano primi firmatari Marco Cipolletti, consigliere regionale, e anche il Presidente della stessa V commissione, Leonardo D’Addazio. Le ragioni della proposta, illustrata nel pubblico convegno “Chi ti ama ti protegge” a Teramo lo scorso 18 aprile, erano corroborate dagli interventi dei professori Giovanni Frajese, Giulio Maria Pedone, Alessandro Capucci, e del cardiologo Giuseppe Barbaro. Presente tra i relatori, oltre a questi ultimi e al primo firmatario della risoluzione, Marco Cipolletti, anche il vicedirettore del La Verità, Francesco Borgonovo. Anzitutto, veniva richiesto “il pronto intervento della politica sana”, affinché presto potesse essere depositata una proposta di legge per lo screening cardiaco, come si legge nella risoluzione, e che la stessa potesse godere dell’appoggio bipartisan “delle forze politiche, della società civile e del mondo medico-scientifico.” (Continua a leggere dopo la foto)
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Lo sciopero della fame
Uno screening cardiaco ci pare il minimo, eppure va detto che nell’ultima sessione della stessa V commissione Sanità della regione Abruzzo sono stati completamente disattesi i termini già esposti della risoluzione: taluni tra i membri della commissione ne hanno chiesto il ritiro. Un atteggiamento scellerato, davvero incomprensibile, ma non ci azzardiamo a insinuare eventuali pressioni, semplicemente raccontiamo i fatti. Giunti a questo punto, lo stesso Nico Liberati, in concomitanza con il consiglio regionale che si è tenuto ieri a L’Aquila, ha iniziato una manifestazione a oltranza chiamata “Malori improvvisi, chiediamo giustizia”, annunciando un’altra e più estrema forma di protesta: lo sciopero della fame.
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