Mentre in Italia si ingrassa il dibattito intorno al generale Vannucci e al suo libro in cui attacca, sostanzialmente, l’esagerazione e la deriva che si sta vivendo su temi sensibili come quello dell’omosessualità (ad esempio), ecco che dal Canada arriva una storia davvero choc. In questa vicenda si uniscono infatti due tematiche-bandiera di certa sinistra, facendo cortocircuito tra loro: la chirurgia di transizione di genere (per cambiare sesso, per intenderci) e il programma di assistenza medica sovvenzionata dallo Stato per chi decide di volersi togliere la vita (per intenderci: l’eutanasia). Succede dunque che un trans, in seguito all’operazione per il cambio di attributi, inizi a provare dolori inauditi, così forti da chiedere di essere ucciso con l’utilizzo dell’eutanasia. Ma facciamo ordine e raccontiamola tutta questa storia. La storia di Lois Cardinal. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il/la protagonista della vicenda è Lois Cardinal, un trans residente in Alberta, in Canada. Come racconta Cristina Gauri, ricostruendo la vicenda, la “donna” si è vista rifiutare dal Ssn canadese una richiesta di eutanasia dovuta agli atroci dolori “causati dalla propria vagina artificiale, creata chirurgicamente in un intervento di riassegnazione di genere”. È stato il trans stesso a pubblicare sui propri canali social le cartelle cliniche della richiesta di suicidio assistito. Il sistema sanitario canadese, implementato dal governo Trudeau, è uno dei più permissivi al mondo sia per l’eutanasia che per le transizioni di genere. (Continua a leggere dopo la foto)
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Lois Cardinal, il trans pentito che chiede l’eutanasia
“Vivo una condizione di costante disagio e sofferenza fisica”, ha detto il trans Lois Cardinal al Daily Mail. “Il dolore quotidiano è diventato un fardello psicologico troppo pesante. Se non sono in grado di accedere a cure mediche adeguate, non voglio più vivere”, la dichiarazione choc. Quella di Cardinal è in realtà la storia di tanti, che però il Sistema tende a censurare, a favore, invece delle propagande per spingere le persone (spesso sono i più deboli psicologicamente) a procedere con questi interventi estremi. Altro che accettazione di sé, le transizioni si rivela non il più delle volte un’anticamera dell’inferno. Nel suo caso, la neo-vagina, “come viene chiamata in ambito chirurgico, ha sviluppato severe, dolorosissime complicazioni che si protraggono quotidianamente da 14 anni”. Ora, il solo desiderio di morte, di eutanasia. Dei limiti servono, accidenti se servono.
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