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L’Italia è stata abbandonata a se stessa e l’Europa non esiste. L’inchiesta esclusiva del Guardian

Pubblicato il 16/07/2020 11:36 - Aggiornato il 16/07/2020 11:42

L’Europa è stata assolutamente incapace di prevenire e affrontare lo scoppio dell’epidemia e l’Italia è stata tragicamente abbandonata: “le sue richieste di aiuto sono state ignorate”.

A dirlo il Guardian e il “Bureau of Investigative Journalism”, che attraverso l’analisi dei registri interni e delle interviste con dozzine di funzionari ed esperti dell’UE sia a Bruxelles che nelle capitali del blocco, mostrano quanto l’Europa non esista.

Tra le dinamiche più determinanti e gravi vi sono: la mancanza di coordinamento tra gli Stati membri per garantire risposte adeguate e politicamente coerenti, la mancanza di spirito di solidarietà, che anzi ha lasciato spazio al protezionismo egoista dei Paesi, e la carenza delle risorse.

Un messaggio urgente, il Guardian racconta, fu trasmesso da Roma al quartier generale della Commissione europea Berlaymont a Bruxelles. Le specifiche delle esigenze italiane sono state caricate nel sistema comune di comunicazione e informazione di emergenza dell’UE (CECIS), ma la richiesta di soccorso ha incontrato un silenzio scioccante. “Nessuno stato membro ha risposto” ha dichiarato Janez Lenarčič, commissario europeo responsabile della gestione delle crisi, a testimonianza del fatto che oltre alla assenza di solidarietà non vi sia stata nessuna preparazione.

L’Unione europea è stata incapace di istituire un’adeguata risposta alla crisi che l’ha travolta, le figure centrali mancavano o di esperienza o dei poteri per far sì che le capitali agissero insieme di fronte a una malattia nel rispetto dei confini e del ritmo glaciale della burocrazia di Bruxelles.

Il Guardian e il “Bureau of Investigative Journalism” parlano di “incapacità di coordinarsi efficacemente e di “manifestazioni di protezionismo” da parte degli Stati membri nei “momenti di panico nascosto”.

Il primo campanello di allarme è stato dato dall’ufficio di Stoccolma dell’agenzia europea per la salute pubblica, Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (ECDC). I funzionari hanno ricevuto per la prima volta un avviso di un gruppo di casi di polmonite in Cina di origine sconosciuta, ma l’ECDC offre consulenza scientifica, non può fare di più. La responsabilità per la salute rimane interamente dei governi nazionali. E qui entra in campo la responsabilità della “Von der Leyen”. Secondo un funzionario della UE, la donna “intelligente, ma nuova all’interno del contesto della commissione europea”, doveva spingere di più, “senza chiedere agli Stati membri se vogliono il coordinamento, ma semplicemente coordinando”.

La preoccupazione iniziale era come mantenere la malattia fuori dai confini dell’UE. Il 17 gennaio è stata indetta una prima conference call sul coronavirus da un altro organo dell’UE, il comitato per la sicurezza sanitaria della commissione europea che comprende rappresentanti del ministero della salute di ogni stato membro.

La Commissione decide di vietare al suo personale i viaggi non essenziali in Cina. Il 29 gennaio è stata convocata una conferenza stampa per comunicare un messaggio chiaro: “preparatevi”. Ma nessuno ha prestato il giusto interesse. Le scorte di dispositivi di protezione individuale (DPI) erano poche e quelle che c’erano erano “scadute, distrutte e mai sostituite”. Gli stessi Stati membri non avevano un quadro chiaro delle capacità riguardanti la disponibilità dei dispositivi.

Tra il 29 febbraio e l’1 marzo gli europei hanno assistito a “uno dei maggiori fallimenti dell’intera pandemia: i Paesi europei hanno agito individualmente per imporre restrizioni all’esportazione di forniture mediche, fondamentali ai vicini. “15 Stati membri hanno posto restrizioni ai movimenti di attrezzature o di principi attivi per la produzione di farmaci all’interno dell’UE durante l’epidemia. Con una fornitura limitata di queste sostanze in Europa sono stati ostacolati gli sforzi dell’industria farmaceutica per aumentare la produzione di medicinali necessari per trattare i casi più gravi di Coronavirus.”

Insomma, la solidarietà dell’UE e il mercato unico andavano sfaldandosi, tanto che il 6 marzo durante una seconda riunione, la commissaria per la salute Stella Kyriakides, affiancata da Lenarcic e Thierry Breton, ha sentito la necessità di sottolineare l’importanza dell’unità europea: “Oggi chiedo a tutti voi di impegnarvi a lavorare tutti insieme, apertamente e in modo trasparente, in uno spirito di solidarietà per garantire una risposta politica coerente”. Come ad esempio la decisione della Germania di chiudere i confini: “Non è un problema chiudere il confine ma devi parlare con il tuo vicino dall’altra parte e alcuni non lo hanno fatto”, ha detto Lenarčič.

Se c’era bisogno di una prova ulteriore per dichiarare l’assoluta inutilità dell’Europa e della solitudine cui l’Italia, primo stato colpito del virus, si è ritrovata, ora la avete.