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L’inverosimile censura di Facebook nei confronti del giornalista Matteo Gracis

Pubblicato il 09/05/2022 15:38

di Matteo Gracis, giornalista indipendente e pensatore libero

Non è la prima volta che mi trovo a fare i conti con la censura sui social, ma una cosa simile non era mai capitata. 
Venerdì scorso ho ricevuto un’infrazione da Facebook e un blocco del mio profilo personale (e verificato) di 1 mese. Il motivo è che avrei violato le sacre norme della community. Come?

Pubblicando una citazione di Andrea Camilleri, presente nel libro “Una voce di notte”, accompagnata da 3 emoji con l’immagine di una pecora. Sembra assurdo ma è tutto tragicamente vero. L’immagineche allego non lascia dubbi. 

Tenetevi forte. Ecco la frase incriminata: “Gli italiani non amano sentire le voci libere, le verità disturbano il loro cervello in sonnolenza perenne, preferiscono le voci che non danno loro problemi, che li rassicurano sulla loro appartenenza al gregge.”


Da subito ho pensato a un errore di valutazione o di qualche algoritmo difettoso, così che ho immediatamente chiesto un ulteriore controllo: la risposta è arrivata in pochi minuti. Infrazione confermata.

Bocca tappata per un mese, impedendomi di fatto di comunicare e interagire con gli oltre 160mila iscritti al mio profilo.

Non mi si venga a dire che Facebook (o Meta che sia) in quanto società privata fa quello che vuole sulla sua piattaforma: questa è una baggianata detta e ripetuta da chi non si rende conto che esiste una Costituzione Italiana, al cui interno c’è un articolo specifico che garantisce la libertà di parola e pensiero e che chiunque deve rispettare se vive, agisce o opera sul territorio nazionale, compreso Facebook! 
A meno che non si sia deciso che le norme di una community online con sede in California, abbiano più valore delle leggi del nostro stato nonché al vertice della gerarchia delle fonti nell’ordinamento giuridico della Repubblica. Perché evidentemente sembra sia così.  

E non mi sta bene nemmeno andarmene dal più grande social network del mondo: utilizzare tale “canale” è un mio diritto e voglio, anzi pretendo, che sia rispettato. Tanto più se lo utilizzo per svolgere la mia professione. Tanto più se lo faccio rispettando gli altri utenti e pubblicando contenuti – come nel caso della citazione in questione – del tutto privi di turpiloqui, volgarità, minacce, incitamento all’odio o alla violenza.

Ho aperto una nuova pagina (www.facebook.com/Matteo-Gracis-105655165477741) e non ho alcuna intenzione di darla vinta a qualche segnalatore frustrato, ai detrattori nascosti dietro monitor e profili fake né tanto meno a qualche moderatore senza intelletto né cultura.

Si riparte da zero e lo farò ancora se necessario. Non si molla di un centimetro! Anzi, più censurano, più bloccano, più limitano, più alziamo il tiro.


Certo è che dovremmo interrogarci tutti – a partire dalle nostre istituzioni – sul potere che hanno questi giganti della Silicon Valley di operare in barba alle norme del nostro ordinamento e intervenire prima che sia troppo tardi. Perché oggi è toccata a me, domani a un altro e poi un altro ancora. E di questo passo si prosegue verso l’azzeramento del pensiero critico, del confronto di opinioni diverse e in generale dell’appiattimento intellettuale.