di Jessica Costanzo
La grande distribuzione organizzata è parte integrante di quel sistema che vorremmo rivoltare. Il 75% del cibo e delle bevande consumate nel nostro paese passa dal controllo dei supermercati, che incidono sul destino della filiera e su tutti i passaggi che portano le merci dai campi alle nostre case. Qui troviamo l’epicentro della crisi sociale del nostro paese: dal caporalato allo sfruttamento delle cooperative, fino alle condizioni disumane dentro le nostre luminose e coloratissime corsie, in cui ci aggiriamo come automi senza accorgerci di nulla.
Su circa 3 milioni di lavoratori impiegati nel settore del commercio, oltre il 50% di contratti part-time, precari, atipici o comunque iper-flessibili. Nel 2021 le ore di lavoro nel settore sono aumentate del 32%, mentre i contratti stabili o full-time sono diminuiti dello 0,5%.
Oggi lavorare nel Commercio e nella Grande Distribuzione Organizzata significa mettere in conto carichi estenuanti, cambi di orario senza preavviso e turni spezzettati, allungamenti illegittimi dell’orario facendo continuo ricorso a straordinari e flessibilità. Spesso poi il dipendente viene assunto con l’inquadramento più basso, cioè con la mansione di addetto alle vendite, per poi essere impiegato in altri compiti decisamente senza la dovuta formazione e retribuzione. Il Commercio è il settore in cui il falso inquadramento è la pratica più diffusa.
Non dimentichiamo gli “esodati” del commercio 2014 e 2017. Fino al 31 dicembre 2016, rottamando la licenza, avevano diritto a percepire una rendita pari al trattamento minimo di pensione fino all’accesso alla pensione di vecchiaia, poi improvvisamente più nulla.
Sulle loro rivendicazioni abbiamo riacceso i riflettori giovedì 5 maggio. Insieme a USB, io e il senatore William De Vecchis abbiamo organizzato una conferenza stampa alla Camera dei Deputati. Siamo e saremo al loro fianco finché non vedranno soddisfatte le loro sacrosante rivendicazioni.