Chi si sta occupando delle migliaia di italiani ancora bloccati all’estero? Di Maio, se ci sei batti un colpo. Mentre in patria si festeggia il rientro di Silvia Romano, il governo sembra essersi dimenticato dei tanti altri connazionali intrappolati oltreconfine, spesso dall’altra parte del mondo, a causa del coronavirus. Si tratta di studenti, lavoratori, turisti. E sono tantissimi. Spesso si tratta di persone che hanno preferito rinunciare, abbattute da un iter burocratico – ed economico – estenuante, con la Farnesina in tilt, i costi molto alti dei biglietti per viaggiare, tempi di attesa lunghi, pratiche di sicurezza poco efficienti.
Il nervosismo delle persone è intuibile. Anche perché, come riportato già da diversi media nazionali, l’Italia pare non aver usufruito degli incentivi finanziari messi a disposizione dall’Unione Europea. Infatti, delle disponibilità comunitarie dell’Upcm (un meccanismo di finanziamenti dell’UE per motivi di protezione civile), l’Italia ne ha sfruttato solo una minuscola parte: su più di 66mila rimpatri nell’Unione Europea, i cittadini italiani sono appena l’1,85 %. L’Unione Europea ha messo a disposizione 75 milioni di euro per supportare economicamente il rimpatrio in Europa dei cittadini comunitari sparsi in tutto il mondo.
Come spiega ultimavoce.it, “è difficile da comprendere il perché l’Italia – che pure sta spingendo molto per ottenere un certo sostegno economico dall’UE – non abbia attivato questa forma di sussidio. E di conseguenza, costringere cittadini italiani a spendere cifre molto alte per farli tornare a casa. In una recente intervista, Di Maio ha detto di aver scelto di non richiedere i soldi a disposizione per evitare il lungo iter burocratico”. E intanto esemplare è il caso di Marco e Veronica, una coppia bloccata in Messico da due mesi, senza soldi, senza assistenza sanitaria e senza l’aiuto dell’ambasciata. Duemila euro di biglietti aerei spesi per voli puntualmente cancellati e i voucher di rimborso che non vengono accettali dalle compagnie aeree.
Racconta Il Tempo: “Un incubo senza via d’uscita quello che stanno vivendo una coppia di connazionali, Veronica e Marco, bloccati In Messico. I due giovani erano partiti ad ottobre per lavorare nel settore turistico: ‘Per favore fateci tornare a casa’, chiedono”. Intanto la situazione in Messico peggiora di giorno in giorno. “Ora ci troviamo con un permesso di soggiorno scaduto”, dice Veronica. Dalla Farnesina, per loro e per tanti altri connazionali, però, nessun segnale. Forse perché fanno meno spettacolo questi rimpatri.
Ti potrebbe interessare anche: Stato d’emergenza, Conte chiede la proroga fino al 2021! Nel silenzio di tutti