Il campanello d’allarme è suonato forte, alle orecchie di Mario Draghi: il Senato ha infatti sì approvato il dl Capienze relativo alle attività culturali, sportive e ricreative (174 voti favorevoli e 20 contrari) ma le tensioni sono esplose nel momento in cui il governo è stato battuto su due emendamenti, passati nonostante il parere contrario dell’esecutivo. Nello specifico, una proposta di Forza Italia e Lega per riempire gli autobus turistici al 100% nel rispetto delle norme anti-Covid e una seconda, proposta da Giuseppe Cucca di Italia Viva, per l’estensione del limite d’età dei direttori generali delle aziende sanitarie locali e ospedaliere fino a 68 anni.
Due forti cigolii che sono stati uditi nitidamente da tutti, tanto che Maria Domenica Castellone, capogruppo del M5S, ha chiesto di sospendere i lavori dell’Aula per confrontarsi con il proprio gruppo “alla luce di quanto è successo”. Il tutto mentre il Pd partiva invece subito all’attacco, con Simona Malpezzi a chiedere chiarezza al centrodestra e Italia Viva circa il sostegno al governo. Una brutta sorpresa, per gli ultras di Draghi, che rischia di aprire una crepa profonda all’interno dell’esecutivo.
Il doppio scivolone è stato riassunto dal senatore Gianluigi Paragone, fondatore e leader di ItalExit, che ha spiegato come il governo abbia finito per andare sotto sugli emendamenti perché non fa gli interessi degli italiani. Dove non arriva la fiducia a scavalcare il Parlamento, ecco saltar fuori così tutte le spaccature interne: “Questa confusione nella maggioranza è lo specchio della confusione del decreto Capienze, all’interno del quale sono finite, tutte insieme, norme tra le più disparate: riorganizzazione del ministero della Salute, rafforzamento dell’ufficio centrale per i referendum presso la Corte di Cassazione, abilitazione all’esercizio della professione di avvocato. Per la prima volta abbiamo assistitito a un sussulto di dignità del Parlamento che, umiliato costantemente dal voto di fiducia, si è riappropriato del suo ruolo”.
Mentre il governo, con il pretesto dell’emergenza, cerca di tenere tutti buoni e obbedienti, fuori c’è “un Paese che attende risposte”. “Per questo – ha spiegato Paragone – abbiamo votato favorevolmente alcuni emendamenti, ma nel suo impianto questo decreto è fuori sincro rispetto alle esigenze degli italiani. Ho sentito dire che ci è stata riconosciuta la libertà di vaccinarsi o meno. Peccato che poi, se un cittadino se ne avvale, c’è un prezzo da pagare. Non capisco perché, nei fatti, ci vogliate togliere anche solo un milligrammo di questa libertà. Questo è il tema politico di fondo”.
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