Se c’era qualche dubbio sulla reale intenzione di far valere o meno un qualche principio di solidarietà disinteressata, un inedito assoluto per la recente storia dell’Unione, le ultime dichiarazioni che arrivano da oltre i confini sembrano aver spazzato via ogni dubbio in merito. Il portavoce del ministero delle Finanze tedesco Dennis Kolberg ha infatti spiegato in maniera molto chiara da Berlino: “Abbiamo già preso misure notevoli. Ora la questione è come sostenere il credito e per questo c’è il Mes”. Altri strumenti, insomma, non saranno nemmeno presi in considerazione, con buona pace di chi ancora invoca i coronabond.
La conferma, d’altronde, era arrivata poco prima dalle parole pronunciate dal commissario agli Affari Esteri Paolo Gentiloni alla trasmissione Circo Massimo: ” L’emissione di bond genericamente per mutualizzare il debito non verrà mai accettata, quindi bisogna finalizzarla ad una missione, che può essere quella di finanziare gli obiettivi comuni come affrontare l’emergenza sanitaria, creare un nuovo strumento di garanzia per la disoccupazione e un piano per il sostegno alle imprese”. Aggiungendo poi di non essere affatto ottimista sulla possibilità di alleggerire le condizionalità del Mes.
Niente rischio condiviso, insomma. L’Europa conferma ancora una volta di viaggiare a due velocità distinte, anche quando c’è in corso un’emergenza sanitaria: i Paesi del nord, che grazie all’Unione stessa hanno rafforzato la propria posizione economicamente egemone, e gli altri, gli “sfigati”, un macro gruppo di cui fa parte anche l’Italia, costretti a obbedire alle logiche del rigore imposte dagli altri sempre e comunque, rassegnati a una posizione di subalternità perenne. Torna in primo piano, come strumento principe per affrontare la crisi coronavirus, quel Mes sul quale Conte aveva dato rassicurazioni rivelatesi poi fasulle, promettendo che la discussione sarebbe slittata a data da destinarsi.
E invece rieccolo qua, il Meccanismo di Stabilità europeo, sempre al centro della scena. La riforma è stata formalmente rimandata, ma è ormai scontato che passerà così com’è. Anche perché nel frattempo l’Europa continua a proporlo come strumento principale al quale affidarsi in casi di necessità, come appunto la gestione della crisi coronavirus. Aiuti che, ovviamente, non saranno un regalo: dalla Germania all’Olanda, tutti hanno chiarito in questi giorni che ognuno sarà responsabile dei propri disastri economici, di assistenza senza condizioni non se ne parla nemmeno. Bello sapere di poter contare su un’Unione così.
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