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Gruppo di giuristi boccia il Green Pass: “È incostituzionale: ecco perché”

Pubblicato il 09/08/2021 09:28 - Aggiornato il 17/08/2021 21:03

“L’istituto del Green pass merita particolare attenzione, in quanto si articola tra garanzia delle libertà fondamentali e doveri di solidarietà economica e sociale, con immediate ricadute sul principio di eguaglianza”. Sulla rivista giuridica di Magistratura Democratica, che raggruppa professori e giuristi, è stato pubblicato un pamphlet dell’Osservatorio Permanente per la Legalità Costituzionale che pone il Decreto sul Green Pass in una luce di incostituzionalità, sia italiana che europea. Come spiega Il Sussidiario, che ha riproposto l’analisi, “l’osservatorio vede il contributo di costituzionalisti come il Direttore, Prof. Alberto Lucarelli, Marina Calamo Specchia, Fiammetta Salmoni e Michele della Morte, civilisti come Ugo Mattei, Piergiuseppe Monateri e Luca Nivarra, l’internazionalista Pasquale de Sena e l’amministrativista Sergio Foa”. E cosa mettono nero su bianco? (Continua a leggere dopo la foto)

Nel report viene fortemente criticata la decisione del governo di utilizzare il Green Pass, esattamente come sta accadendo in Francia dove la Corte Costituzionale è chiamata a emettere un verdetto sulla legalità o meno dell’obbligo posto dall’esecutivo. In Italia il decreto è stato approvato il 14 giugno 2021. Lo studio sottolinea innanzitutto che nessuna delle tre condizioni poste dal certificato – vaccino, tampone negativo, guarigione da Covid – è garanzia scientifica di non contagiosità: “Si tratta di aspetti che non si possono trascurare tanto nella fase in cui il vaccino è ancora in fase sperimentale (avendo ottenuto solo un’autorizzazione di emergenza) quanto a sperimentazione avvenuta se la capacità di limitare il contagio non dovesse risultare confermata”. (Continua a leggere dopo la foto)

L’Osservatorio Permanente scrive inoltre: “L’impressione è che con l’ultimo suddetto Decreto-legge, l’ordinamento giuridico italiano non recepirebbe le scelte del diritto europeo in materia di Green pass, ovvero la facilitazione della libertà di circolazione in sicurezza tesa a sopprimere la quarantena obbligatoria. Al contrario il d.l. n. 105/2021 sembrerebbe conferire al Green pass natura di norma cogente ad effetti plurimi di discriminazione e trattamento differenziato”. Non solo, dal 6 agosto saranno imposte diverse limitazioni in Italia per chi non dovesse essere in possesso di un vaccino anti-Covid somministrato: “Saremo in presenza di trattamenti differenziati per andare al ristorante, al teatro, ai centri culturali, e già si parla di introdurli progressivamente anche per l’esercizio di diritti/doveri fondamentali, come andare a scuola o al lavoro”, sottolineano ancora i magistrati. (Continua a leggere dopo la foto)

Il rischio è che l’obbligo vaccinale, che per ora è solo apparentemente escluso, venga in qualche modo inserito in maniera “surrettizia” con l’obbligo di Green Pass: “Appare di debole sostenibilità giuridica l’art. 3 comma 3 del decreto legge de quo che attribuisce ai titolari o gestori di servizi il potere di verificare l’accesso ai predetti servizi e attività e che ciò avvenga nel rispetto delle prescrizioni adottate”. In poche parole – precisa Il Sussidiario – per l’Osservatorio, si va configurando un potere di polizia diffuso che potrà essere esercitato da persone “non immediatamente individuabili, e soprattutto esercitabile su libertà fondamentali”. L’ulteriore conseguenza, conclude l’Osservatorio, è che vi risulterebbero compresse inevitabilmente “libertà costituzionali fondamentali (libertà personale e libertà di circolazione prime fra tutte) e violati principi costituzionali fondamentali come il principio di eguaglianza, il principio di legalità ed il principio della certezza del diritto”. (Continua a leggere dopo la foto)

Magistratura Democratica è intervenuta sull’argomento precisando: “Sia pure nel rispetto della dialettica democratica che si sviluppa attorno a temi così importanti per la salute dei cittadini, consideriamo la vaccinazione anticovid un onere, il cui mancato adempimento può giustificare una serie di calcolate restrizioni e limitazioni, adottate nell’interesse collettivo in vari ambiti della vita sociale (mobilità, accesso a luoghi pubblici, sedi di lavoro). All’onere di vaccinarsi si accompagna il dovere introdotto, dal 6 agosto u.s., anche nel nostro Paese, di attestarne l’adempimento con una certificazione pubblica, un pass o altro chiaro segno di riconoscimento per reintrodurre nella esperienza sociale le condizioni di almeno relativa sicurezza e di tranquillità compromesse dalla prosecuzione dei contagi. Magistratura democratica non condivide l’opinione di chi vuole tutelare, in modo irrazionale ed al di fuori del metodo scientifico, una idea di libertà individuale disgiunta dalla responsabilità collettiva e dalla realizzazione del bene comune, sentendo tra i suoi scopi primari la difesa dei più deboli per ragioni di salute, di giustizia sociale o di mezzi”.

Magistratura Democratica ha chiarito che per giorni erroneamente alcune testate hanno attribuito alla corrente una posizione non sua, “l’opposto di quello che abbiamo sempre sostenuto”. Anche noi de Il Paragone ci scusiamo con la rivista di Magistratura Democrazia se l’accostamento fra il nome della rivista e le posizioni espresse dal gruppo può aver indotto nell’equivoco di intestare la posizione dell’Osservatorio Permanente per la Legalità Costituzionale all’associazione Magistratura Democratica. Trattasi di entità diverse e questo va inequivocabilmente chiarito.

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