Giuliano Ferrara ha un modo tutto suo di dire le cose. E nella maggior parte dei casi arriva dritto al punto strappandoti perfino un sorriso. Come nel caso del suo ultimo editoriale pubblicato sul quotidiano da lui fondato, Il Foglio. Tema centrale è la segretaria del PD Elly Schlein, sotto il fuoco delle critiche per come ha gestito i suoi primi mesi di mandato e, soprattutto, la partita della Rai e delle amministrative. Una Caporetto insomma. Ferrara, dunque, si dice dispiaciuto di dover “criticare la Schlein nel momento in cui ha preso una bastonata” ma “prima di diventare profeta della leggerezza cromaticamente corretta (l’allusione tutta da ridere è alla vicenda dell’armocromista, ndr), Elly era vicepresidente dell’Emilia-Romagna…”. E qui arriva l’affondo. (Continua a leggere dopo la foto)
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Scrive Giuliano Ferrara: “Si sarebbe dovuto sentire il suo peso di amministratrice, di conoscitrice dei luoghi del disastro, si sarebbe dovuta occupare dell’alluvione trasmettendo non valori ma questioni urgenti di funzionalità di un’economia dissestata, di redditi distrutti, di una circostanza di tremenda afflizione: non pervenuta“. Continua l’Elefantino: “Il peso è lì, nella coincidenza di un’identità politica con l’essere sociale, con la capacità di rappresentare interessi veri, interessi particolari e generali, specie nel momento dell’urgenza e della distretta. Tutte cose non pervenute”, insiste. E proprio “il peso è il problema. Senza peso niente buona politica”, sentenzia su Elly Schlein. Ma mica finisce qui. (Continua a leggere dopo la foto)
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Scrive ancora Giuliano Ferrara: “Tutto è relativo al peso delle scelte, alla corrispondenza delle scelte con la somma delle volontà che poi diventano consenso elettorale consapevole”. E questo “vale per i parlamentari, che non possono conversare vanamente”. Poi un passaggio su un altro tema d’attualità che si collega proprio al suo ragionamento: “Fabio Fazio è stato il capogruppo surrettizio dell’ondata di leggerezza stile Sanremo, stile talk, il fratacchione della levità postpolitica, ma Elly Schlein non è Filippa Lagerbäk, non può permettersi di assomigliarle”.
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