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Gattini, sardine, pinguini: quei nomi che non dicono nulla, buoni solo per non parlare di politica

Pubblicato il 09/12/2019 15:49

di Gianluigi Paragone

Gattini, sardine, cuccioli vari, pinguini: tutto va bene pur di non parlare di politica. Nell’era del dominio sociale, le suggestioni vincono su tutte le tesi; pertanto non è decisivo riflettere sulle ragioni del malessere se è sufficiente rappresentarne i fronti opposti. Ieri la solita Repubblica ha raccontato dell’interesse trasversale verso il movimento delle sardine, gonfiandolo di un gradimento che rischia di restare più nella testa di alcuni direttori e commentatori che nelle reali convinzioni degli italiani.

Più passano le settimane e più diventa chiaro che il movimento dei quattro ragazzi vive di una spinta programmata per riempire il malcontento a sinistra, per intercettare i voti del M5S in uscita da sinistra e soprattutto per ridare un po’ di freschezza a uno schieramento che odora di salotti chiusi, di vellutato establishment e di fighettismo elitario. Che però aveva voglia di una nuova frizzantezza (che pure merita rispetto e attenzione). Le sardine purtroppo non puzzano di mare o di pescheria; a dirla tutta non odorano affatto: sono state sciacquate, pulite e ripulite per le tavole di schizzinosi commensali liberal. Ecco, loro sono un piatto dove non si mangia, dove la presentazione diventa sostanza e dove l’immagine dovrebbe sfamare.

Ho visto le sardine un paio di volte in televisione e mi è bastato: non c’è anima, non c’è rabbia, non c’è coraggio. Sciape anche nel giudicare i loro dirigenti di riferimento: ebbe più coraggio Nanni Moretti a Piazza Navona. Le sardine piacciono alla gente che già piace, che non ha mani callose. Sotto il bel sorriso delle sardine non c’è nulla, non c’è nessuna curiosità di vedere il bluff del baro neoliberista che continua a erodere diritti e spazi di libertà. In questi giorni si è parlato parecchio del Mes e di Europa, si sta discutendo del sistema delle concessioni autostradali, si parla di Ilva e dello strapotere delle multinazionali, o di tagli di migliaia di lavoratori: che idea di società hanno ‘sti ragazzi? Boh.

Qualcuno potrebbe rinfacciarmi che la medesima confusione c’è nel Movimento e avrebbe ragione: il Movimento sta perdendo non solo consenso ma pure il suo senso politico perché alla prova di governo si è tirato indietro, ha evitato di dar battaglia. Mi sto rileggendo il programma con cui i Cinque Stelle strapparono il 33 e rotti di voti: quello era un programma che rivoltava la politica come un calzino, era un programma con una visione chiara. Uno stravolgimento del pensiero mainstream. Non siamo arrivati nemmeno al giro di boa della legislatura e oggi quel programma fa paura a coloro che con la giubba pentastellata hanno incarichi di governo o nelle istituzioni. Ci sono ministri, viceministri e sottosegretari che mi guardano storto perché vado in giro con la copia di quel programma, del quale proseguo la narrazione in aula e fuori. Io con pochi altri.

Grillo parla di collocazione del fronte progressista, nel cui campo spera di dare concretezza a idee future. Parla di bellezza dell’entropia non accorgendosi che è proprio la legge dell’entropia che lo condanna a stare lontano dal Pd: il Movimento è durato dieci anni perché distrusse l’ordine del centrosinistra, un ordine fatto di Europa, di leggi neoliberiste, di relazioni con la finanza. Ruppe quell’ordine generando caos. Dal caos non si può ricreare lo stesso ordine che il Pd pur sempre rappresenta: è proprio la prima legge dell’entropia che lo nega. Il Movimento, pertanto, può evolversi ma la matrice non può diventare un’altra. Il Movimento ha senso se resta interprete autonomo del conflitto tra popolo ed élite, se riporta il cittadino martoriato al centro, se difende i diritti dei lavoratori, se incoraggia i piccoli lavoratori a fare impresa, se impone le ragioni di un new green necessario non perché lo dice Greta ma perché stiamo torturando l’ambiente che viviamo e quindi torturando noi stessi!

Questo editoriale è stato pubblicato su Il Tempo di oggi, 9 dicembre 2019

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