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Fuori dal coro, viaggio nella città che ha cancellato il Natale. Sarà questo il nostro futuro (VIDEO)

Pubblicato il 21/12/2023 17:26

Forse ci sfugge l’esatta definizione di termini quali “inclusione” o “multiculturalismo” o, ancora, “integrazione”. Magari abbiamo sempre sbagliato nel credere che il soggetto da integrare debba accettare i costumi del Paese ospitante, e non il contrario. Sbagliavamo: per “non offendere” le altre religioni – essenzialmente, i musulmani – si assiste a vergognose sceneggiate, che rovinano l’atmosfera del Natale, ai bambini ancor prima che agli adulti. A Padova, Gesù sparisce dalla recita di Natale e diventa “Cucù”; al prestigiosissimo Istituto universitario Europeo di Fiesole vogliono ribattezzare il Natale in “Festa d’inverno”; in aprile una maestra è stata sospesa 20 giorni per aver recitato l’Ave Maria con i bimbi; alcune scuole non fanno più il presepe, sempre per “non offendere” i bambini di fede islamica. Non capiamo cosa vi sia di talmente offensivo, ma tant’è. Potremmo andare avanti all’infinito con episodi del genere ma torniamo alla notizia. (Continua a leggere dopo il VIDEO)
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“La gente è esasperata”

La notizia, che invero non sorprende più di tanto, è che l’amministrazione comunale di Nantes, in Francia, ha deciso di cancellare il Natale: lo diciamo brutalmente, ma la realtà è proprio questa: la città è spoglia, senza alcun riferimento alla Natività. Vedere per credere: il giornalista Tommaso Mattei, inviato della trasmissione Fuori dal coro, condotta da Mario Giordano, si è recato nella città francese, effettivamente disadorna da addobbi natalizi o luminarie, per saggiare l’umore dei residenti. O meglio, dei residenti autoctoni, poiché “qui la metà delle persone non sono più francesi, sono magrebini, tunisini, algerini”, come lamenta un signore intervistato per strada. “Le altre religioni stanno prendendo piede”, denuncia un altro cittadino. “Ma la nostra è una terra di radici cristiane ed è un dato di fatto che la gente è esasperata”. Lo spunto per il servizio da Nantes lo ha dato un articolo recente del quotidiano Libero, scritto da Mauro Zanon. Questi dava conto, lo scorso primo dicembre, di come “la giunta socialista -ecologista -comunista”, avesse pensato – per il secondo anno di seguito – a un Natale “multiculturale, inclusivo, femminista”, qualsiasi cosa significhi, peraltro appellandolo (nella neolingua ipocrita del politicamente corretto) Voyage en hiver, ovvero “Viaggio in inverno”. Anche lo stesso termine “Natale” pare infastidire, dunque. (Continua a leggere dopo la foto)
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Foto: La “Madre Natale femminista” di Nantes

Come sarà il “Viaggio in inverno” di Nantes

Il Comune guidato da Johanna Rolland ha comunicato, sfidando il ridicolo: “Nel Ventunesimo secolo lo spirito di Natale è multiculturale. Non più unico, ma lascia lo spazio a tutte le confessioni e non confessioni. Perché questi momenti da favola dovrebbero riunire tutti sotto la stessa bandiera di creatività”. Ed ecco, pertanto, i nuovi simboli del Natale di Nantes – Pardon, del Viaggio in inverno: anzitutto, è cambiato persino il suono delle campane, per volere dell’artista contemporanea Virginie Barré, la “mente” del Natale multiculturale di Nantes; poi, illuminazioni ammiccanti alla comunità Lgbt, a una “Madre Natale femminista”; una mucca multicolor e piccoli mostri collocati sugli edifici pubblici del centro storico, a loro volta illuminati dai colori arcobaleno della comunità Lgbt. (Continua a leggere dopo la foto)

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Il fallimento della società multiculturale

La Francia, peraltro, è ben nota per rappresentare plasticamente il fallimento della società multietnica e multiculturale, giacché le cicliche rivolte delle banlieue sono animate per lo più dalle seconde e terze generazioni di immigrati, che evidentemente di integrarsi non hanno alcuna voglia. Iniziative come quelle di Nantes, paradossalmente, rappresentano il colpo di grazia al multiculturalismo: perché, semplicemente, ci pare una resa alle assurde pretese di una minoranza, una minoranza sovente facinorosa e, soprattutto, che non manifesta alcuno spirito di reciprocità rispetto a tali iniziative, fatte per “non offenderli”.

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