Il politicamente corretto ci è sfuggito di mano, ormai da tempo. Quanto stiamo per scrivere non fa che confermarlo ancora una volta, ed è una amara constatazione. Cos’altro dire dinanzi al delirio di voler cambiare nome al Natale? “Festa d’inverno” dicono sia più “inclusivo”, evitando ogni riferimento religioso – ma così svuotandolo di ogni significato, ci permettiamo di aggiungere. E stupisce, ma a ben vedere neppure tanto, che l’assurda proposta venga avanzata dall’Istituto universitario europeo di Fiesole, essendo il prestigiosissimo ateneo un ente di studio e di ricerca finanziata dall’Unione europea. Il suo presidente, il belga Renaud Dehousse, vuole rendere il Natale inclusivo, dunque. Tale è l’ossequio a una minoranza, quella musulmana evidentemente, che però non risponde a un principio di reciprocità: qualcuno ha mai chiesto a un musulmano, in un Paese islamico, di cambiare nome a una delle loro ricorrenze sacre per non “turbare” una minoranza di un’altra confessione religiosa? (Continua a leggere dopo la foto)
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Le chiamano “politiche di inclusione”
Apriamo una brevissima parentesi per ricordare che l’istituto è ospitato nel complesso della Badia retta per anni dal leggendario padre scolopio Ernesto Balducci, il quale chissà come avrebbe reagito a tale proposta. Ad ogni modo, Renaud Dehousse ha deciso che, per ottemperare agli obblighi del Piano per l’uguaglianza etnica e razziale di cui si è dotato l’istituto, la festa più importante del Cristianesimo verrà depennata, come leggiamo su Il Tempo, che ricostruisce la vicenda. L’idea geniale pare che sia nata nel corso di una riunione interna per l’organizzazione della ricorrenza, durante la quale Renaud Dehousse ha chiesto l’applicazione delle nuove politiche comunicative di inclusione dell’istituto, nate da pochi mesi. “Ancora nessuna decisione presa, c’è un dibattito in corso”, ha confermato il segretario generale dall’Istituto universitario europeo, Marco Del Panta. Puntualmente e ovviamente, sono arrivate numerose prese di posizione della politica, anzi del solo centrodestra, di netta condanna. “Noi siamo fieri del rispetto delle nostre radici cristiane, l’Europa è basata su questo”, ha affermato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Senza aprire un dibattito storico sul significato di tali radici cristiane, e senza risalire sino a Carlo Magno, Tajani a nostro avviso ha perfettamente ragione. (Continua a leggere dopo la foto)
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Le reazioni della politica
“Mi auguro che i responsabili dell’Istituto universitario europeo di Fiesole si ravvedano e non vogliano inopinatamente cancellare la classica Festa di Natale, sostituendola con una più anonima Festa dell’Inverno” afferma Giovanni Galli, Consigliere regionale della Lega in Toscana. “Non si tratta solo di una questione di rispetto verso tutti i cattolici – spiega Antonio Baldelli, il deputato di FdI, che ha annunciato una interrogazione ai ministri della Cultura e degli Esteri – ma di un tratto distintivo della nostra cultura millenaria che affonda le sue radici nel Cristianesimo. La smania della cultura della cancellazione con quest’ultima trovata ha raggiunto uno dei suoi apici”. Vibranti proteste giungono anche da parte di Susanna Ceccardi, parlamentare europeo leghista: “Eliminare i riferimenti cristiani di questa festività significa comprometterne integralmente l’essenza”.
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