È uno dei più autorevoli economisti ed intellettuali europei. Jean-Paul Fitoussi, Professore emerito all’Institut d’Etudes Politiques di Parigi e alla Luiss di Roma, attualmente direttore di ricerca all’Observatoire francois des conjonctures economiques, istituto di ricerca economica e previsione, autore di numerosi saggi, in una intervista al Riformista analizza la situazione delle rivolte in America e guarda all’Europa come prossimo campo di battaglia. “Dietro la rabbia innescata dall’uccisione di George Floyd c’è un malessere sociale crescente, diventato insopportabile”. Per Fitoussi, “l’America è un vulcano in ebollizione. E un atto barbaro come quello commesso a Minneapolis ha ravvivato tutte le ferite del popolo nero”.
“Trump non è un fenomeno isolato – aggiunge Fitoussi – ma s’incardina in una
crisi di leadership che non riguarda solo l’America. Il problema essenziale è quello delle diseguaglianze. In una situazione di crisi la gente non ha più fiducia nei Governi. Una gran parte del voto dei bianchi si è indirizzato verso Trump. Si è trattato, come qualcuno l’ha definita, della rivolta dei “piccoli bianchi”, quelli che non sono stati favoriti dalla globalizzazione, una sorta di gilet gialli americani, quelli che vivono tra le due coste, quelli che hanno subito il processo di deindustrializzazione e di desertificazione del territorio, delle città svuotate e socialmente distrutte come Detroit”.
Spiega ancora Fitoussi, arrivando a toccare il punto nevralgico: “I Democratici americani, ma assieme a loro anche i progressisti europei, dovrebbero seriamente interrogarsi sull’aver lasciato ad un miliardario sovranista la bandiera della critica ad una globalizzazione finanziaria che, per come è stata gestita o subita, ha incrementato le disuguaglianze sociali non solo tra i Nord e i Sud del mondo, ma all’interno stesso dell’Occidente industrializzato”.
L’Europa può essere anch’essa un vulcano pronto a eruttare? “Direi proprio di sì – afferma Fitoussi – L’Europa, non dimentichiamolo, è la sola regione del mondo ad aver conosciuto la disoccupazione di massa per più di trent’anni e non ha ancora finito. A ciò va aggiunto che esiste un irrisolto problema di integrazione non solo sociale ma per molti versi soprattutto culturale, dei nuovi immigrati. E altro dato preoccupante è che l’Europa, come tale, non ha nessuna politica verso questa nuova popolazione. Si continua a chiudere gli occhi: basta vedere cosa accade in Italia e in Grecia”.
Infine Fitoussi analizza: “I Paesi federati nell’Unione europea non hanno sovranità. Per avere sovranità occorrerebbe costruire una vera federazione europea, gli Stati Uniti d’Europa. Per provare ad esistere come attore protagonista in un mondo globalizzato, l’Europa deve mettersi in condizione di decidere. Quello che non è più derogabile è una vera riforma strutturale non tanto e non solo sul piano economico, quanto su quello delle istituzioni e del Governo europei”.
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