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“E ora dovrete votarlo”. Il governo prepara la trappola del Mes

Pubblicato il 23/02/2022 16:42

Vi avevamo raccontato nei giorni scorsi attraverso le pagine del Paragone di come quella parolina che aveva a lungo tormentato il sonno degli italiani, Mes, fosse pronta a fare di nuovo capolino dal cassetto segreto del governo Draghi per tornare di strettissima attualità. Il Meccanismo Europeo di Stabilità è indicato da tempo dagli esperti come una potenziale trappola pronta a scattare attorno all’Italia, costretta a sottostare ancora una volta alle condizioni economiche di Bruxelles. Eppure, purtroppo, i timori in merito a un suo ritorno di fiamma si sono rivelati fondati.

Proprio in queste ore, infatti, l’esecutivo ha annunciato di voler presentare il disegno di legge di ratifica del Mes alla Camera. Un’indicazione arrivata direttamente dal ministro dell’Economia Daniele Franco nel corso dell’ultimo questio time, durante il quale il titolare del Tesoro ha ricordato come l’iter di ratifica sia stato già completato da 17 Stati membri dell’Ue su 19. Una risposta immediata alle pressioni arrivate da Bruxelles per velocizzare i tempi di approvazione.

L’Unione ha detto e ridetto nelle ultime settimane di attendersi uno sforzo dall’Italia in tempi rapidi. Tradotto: Bruxelles pretende che il Mes venga approvato senza ulteriori indugi, entro la fine del 2021, come d’altronde si è impegnato a fare Mario Draghi. Il premier, a sua volta, spinge per affrettare i tempi, in vista dell’appuntamento di marzo con il dirimpettaio francese Emmanuel Macron per discutere delle modifiche al Patto di Stabilità. Un incontro al quale l’ex presidente della Bce vorrebbe arrivare con un voto positivo in Commissione esteri già in tasca.

Il Mes, bene ricordarlo, è un piccolo tesoretto messo a disposizione di Paesi in difficoltà economica. Per accedervi, però, l’Europa pretende la sostenibilità del debito dello Stato richiedente. Niente da fare, quindi, per chi si trova sotto procedura di infrazione o hai violato il Patto di Stabilità. A meno che, questo il passaggio chiave, non sottoscriva un impegno alla ristrutturazione del debito. Per un’Italia popolata da famiglie storicamente propense al risparmio e dove le banche detengono gran parte del debito pubblico, una trappola pronta a scattare. Con la benedizione, già in dirittura d’arrivo, di Draghi & co.

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