Quando il governo parlava di interventi in favore delle aziende che operano nel settore del turismo, dello spettacolo e dell’automobile, tra i più colpiti in assoluto dalla pandemia, gli italiani avevano pensato a misure rapide per aiutare le aziende a rilanciarsi. Niente di più sbagliato, invece, visto che nel giro di poche settimane il tutto si è trasformato in un generico “potete aspettare”. Tanto che i 150 milioni di euro stanziati sotto forma di ristori sono ancora fermi al ministero dello Sviluppo Economico di Giancarlo Giorgetti, che avrebbe dovuto decidere come destinare le risorse insieme ai titolari di Economia, Cultura e Turismo.

Come spiegato da Stefano Iannaccone sulle pagine de La Notizia, a quattro mesi dall’approvazione della legge di Bilancio sono scaduti ben 40 decreti attuativi, andando oltre i termini fissati. Un intoppo che di fatto “tiene in ostaggio 3 miliardi e mezzo di euro, considerando il trienno 2022-24. Solo per l’anno in corso, poi, oltre un miliardo e 100 milioni è impantanato nella burocrazia ministeriale”. Anche perché ai provvedimenti scaduti si aggiungono quelli in scadenza o senza un termine predefinito.

Complessivamente, su 152 decreti previsti soltanto 48 risultano adottati secondo l’ufficio di programma del governo. Nemmeno un terzo. E purtroppo l’emergenza non si ferma ai settori del turismo e dello spettacolo. Il ministro della Cultura Dario Franceschini è in ritardo sul bonus per “l’attribuzione di una carta elettronica” relativa all’acquisto “di biglietti per rappresentazioni teatrali, cinematografiche e spettacoli dal vivo”. La dotazione è di 230 milioni di euro ogni anno, con scadenza fissata per il 2 marzo. Un mese dopo, il provvedimento non c’è ancora.

E ancora: altri 450 milioni stanziati per “la transizione industriale in favore delle imprese operanti nei settori ad alta intensità energetica” sono bloccati tra le lungaggini del ministero dell’Economia e quello dello Sviluppo Economico. L’elenco, secondo La Notizia, è lunghissimo: “Alcuni decreti, peraltro, non richiedono nemmeno la ripartizione di un budget economico. Dovrebbero essere emanati con più celerità, invece niente”. Come quelli che fanno capo al ministero dell’Istruzione di Patrizio Bianchi, che garantirebbero “l’indicazione delle dotazioni organiche di personale con particolare riferimento ai posti comuni di sostegno” oltre al “rafforzamento del diritto allo studio in classi numerose”. Anche qui, ovviamente, tutto in alto mare.
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