Paralizzato in attesa del voto delle Regionali, anche se nessuno ufficialmente osava ammetterlo, il governo è costretto ora a rimboccarsi le maniche e affrontare quegli spinosi nodi che, prima o poi, dovrà tentare di sciogliere. L’accordo con ArcelorMittal per definire il futuro dell’Ilva. Sciogliere definitivamente la riserva sull’ipotesi della revoca delle concessioni autostradali ai Benetton. Trovare un acquirente per Alitalia. Questioni che ora andranno affrontate in un mutato clima politico, quello che ha visto i Cinque Stelle uscire con le ossa rotte da una tornata elettorale che ha suonato come un requiem sul Movimento e sui suoi rappresentanti.
E allora ecco che il governo giallorosso, sempre più rosso e sempre meno giallo, sembra ormai ben avviato su binari completamente opposti rispetto a quelli che il Movimento voleva percorrere. A partire proprio dalla revoca delle concessioni, ormai sempre più lontana: a parole i recenti sviluppi politici, dimissioni di Di Maio comprese, non modificheranno gli orientamenti di un esecutivo che, per bocca del ministro Paola De Micheli, si dice determinato ad andare fino in fondo. Nella realtà il partito del premier Conte, di Matteo Renzi, di quella fetta di Pd più bendisposto nei confronti di Atlanti sta continuando ad acquisire peso. Anche perché la Commissione Ue potrebbe avere da ridire sulla modifica unilaterale di un contratto e, di questi tempi, la linea è quella di non stuzzicare troppo Bruxelles.
Da tenere d’occhio anche la situazione sul fronte Ilva. ArcelorMittal nelle ultime settimane ha proseguito con le promesse di occupazione e gestione del debito, mentre l’esecutivo si prendeva una pausa dalle trattative per concentrare tutte le sue attenzioni sulle vicissitudini dell’Emilia Romagna. La procura di Milano ha fissato in tempi brevi, il 31 gennaio, la scadenza per la firma di un pre-accordo tra il governo e il colosso indiano, evitando così la pronuncia sull’atto di citazione depositato dall’azienda per il recesso del contratto di affitto, preliminare all’acquisto del gruppo siderurgico. Termine che potrebbe essere rispettato, anche se l’esito del confronto sembra ora assai più incerto.
Infine il capitolo Alitalia, quello meno influenzato dalla recente cronaca politica: la situazione era fumosa e tale è rimasta, con il 31 maggio che resta teoricamente la data segnata in rosso, quella entro la quale andrebbe trovato un compratore. Entro il 14 febbraio, quindi molto prima, andrebbe invece ultimato il salvataggio della Popolare di Bari. Tutte tappe lungo il percorso che sembra più che altro il calvario di un Movimento allo stremo, la cui voce è ormai sempre più flebile.
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