Prove di un mondo sempre più disumanizzato. Omologato. Ridotto a parodia di quella che è stata la società dell’empatia e delle diversità come arricchimento. Non è questione di essere nostalgici, ma di saper guardare la realtà. E di leggere i numeri. Che vengono forniti dall’Ufficio Studi di Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi Guglielmo Tritacarne. “Partendo dal totale Italia”, scrive l’Associazione, “il commercio in sede fissa perde in 11 anni oltre 111.000 unità, più del 20% del totale. Cioè un’impresa attiva su cinque è morta e non è stata sostituita. E 31mila se ne sono andate per sempre nel periodo delle recenti crisi”. Una vera e propria strage, che porta a riflettere. Nei centri storici sempre più “desertificati” dai luoghi di aggregazione, ormai resistono le farmacie e i punti vendita di prodotti tecnologici. (continua dopo la foto)
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Sono spariti i negozi di libri e giocattoli (-35,8%), mobili e ferramenta (-33,8%), abbigliamento (-25%). Aumentano solo, anche se di pochissimo, i luoghi di ristorazione. Ma anche qui a farla da padrone sono le grandi catene commerciali con i loro franchising. Non solo in Italia. A Vienna, per fare un esempio, da molte grandi piazze storiche sono spariti (o quasi) i tradizionali Stube, i locali tipici della capitale austriaca, per lasciare post a grandi vetrine delle catene di junk food all’americana. Così si perde un patrimonio storico, culturale e tradizionale di inestimabile valore. E non si può far finta di niente. Dalla società degli uomini, stiamo andando verso un mondo simile a un enorme pollaio dove non ci sarà più scelta. (continua dopo la foto)

Esistono però possibili misure per fermare questo tracollo. La prima è il superamento delle regole contrattuali che risalgono ormai a mezzo secolo fa. E sono da sostituire con nuove norme al passo con i tempi. Il secondo intervento riguarda invece l’introduzione della cedolare secca per gli affitti commerciali, prevista dalla riforma fiscale approvata di recente in Parlamento. Che però non è stata ancora attuata. Queste due misure aiuterebbero a riavvicinare la domanda di locali commerciali all’offerta. E potrebbero favorire la rinascita dei centro storici. Se vogliamo salvare il mondo dall’omologazione, è tempo di muoversi e di provare a cambiare le cose. E ora palla passa alla politica. Che per quanto denigrata, resta il luogo dove in una società democratica si possono decidere i nostri futuri destini.
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