Qualcuno parla di “paradosso”, ma in realtà era ampiamente prevedibile e non stupisce più di tanto il fatto che le temperature gelide in Norvegia, che in questi giorni oscillano tra i meno 7 e i meno 14 gradi, abbiano di fatto paralizzato la quasi totalità del trasporto pubblico su gomma, dal momento che la flotta degli autobus di Oslo risulta composta in larghissima parte da veicoli elettrici. L’erogazione di energia da una batteria è direttamente proporzionale alla temperatura, un concetto semplice ma enormemente sottovalutato dagli amministratori della capitale del Paese scandinavo. Qui, infatti, per ridurre le emissioni, in ossequio alla vera e propria ossessione “green” che promana anzitutto dalle incessanti sirene dell’Unione europea, i bus elettrici sono diffusissimi ma hanno, naturalmente, una autonomia sensibilmente ridotta in presenza di temperature così basse. Sicché nei giorni scorsi Oslo è rimasta paralizzata dopo che circa 130 autobus elettrici si sono bloccati per le basse temperature: il freddo ha bloccato la gran parte della nuova flotta di Ruter, la società che gestisce gli autobus elettrici di Oslo, aggiungendo questa criticità a quanto stava accadendo dall’inizio di dicembre, con più di 140 partenze di autobus compromesse ogni giorno. (Continua a leggere dopo la foto)
>>> “Basta auto elettriche!”. L’incredibile annuncio del gigante dei trasporti auto: “Troppo pericolose”
La soluzione c’è, ma è poco “green”
Ecco un’altra, evidentissima, criticità di questo tipo di mobilità “sostenibile”, che si aggiunge al rischio dell’autocombustione delle batterie al litio, di cui più volte abbiamo scritto, o addirittura della vita propria che talvolta sembrano avere, intrappolando le persone all’interno, anche in movimento. Peraltro, abbiamo scritto anche del graduale dietrofront delle principali industrie automobilistiche in merito all’elettrico. Torniamo alla notizia e osserviamo quale sia il vero paradosso in tutta questa situazione: poiché a questo calo termico si aggiunge anche il problema della gestione della temperatura dell’abitacolo, che può costituire un 30% del consumo, gli esperti hanno sottolineato che un corrispondente risparmio della carica delle batterie usato per riscaldare i veicoli si può ottenere con bruciatori a gasolio – altro che “zero emissioni” – e pare, questa, l’unica soluzione dato che i bus elettrici non possono sfruttare il calore generato per riscaldare l’abitacolo, a differenza dei motori a benzina o diesel. La soluzione di adottare i riscaldatori diesel per compensare la perdita di autonomia nei mesi freddi, mantenendo gli autobus collegati alla rete anche durante la fase di avviamento, è stata avanzata da Anna Stefanopoulou, docente di ingegneria meccanica all’Università del Michigan. “Più bassa è la temperatura – ha spiegato Anna Stefanopoulou, come leggiamo su Il Messaggero – più lente saranno le reazioni delle batterie necessarie per generare energia. E a -12 gradi centigradi un veicolo elettrico parcheggiato può perdere fino al 30-40% della sua autonomia prima ancora di iniziare a muoversi“. (Continua a leggere dopo la foto)
>>> “La classifica dei cibi che contengono insetti”. Senza saperlo li mangiamo già: ecco quando (e in che quantità)
Bruxelles e il passaggio al “full electric”
Arriva, infine, l’ammissione: “decarbonizzarsi completamente non è facile anche se ci stiamo lavorando duramente”. A fronte di tutto ciò, risulta oltremodo impraticabile il sentiero tracciato dall’Europa, ovvero il passaggio al full electric dal 2035 e la contestuale eliminazione della produzione e della vendita di auto a motore termico.
Potrebbe interessarti anche: “Noi malati di tumore per il vaccino”. Le testimonianze choc raccolte da Max Del Papa